La guerra in Ucraina evade il campo bellico per sfociare anche in quello culturale. La Bicocca bandisce il corso sul russo Dostoevskij e scoppia il putiferio di polemiche.

Per tutta risposta il Professor Paolo Nori, illustre docente e traduttore di opere letterarie, annuncia il suo addio alla cattedra presso il prestigioso ateneo. La rettrice della Bicocca Iannantuoni aveva prontamente gettato acqua sul fuoco parlando di un semplice equivoco pronto a rientrare nei ranghi. Le cose, a quanto pare, stanno in maniera decisamente diversa.

Questo il discusso post di Nori sul proprio profilo Facebook: “Il prorettore di Bicocca Casiraghi racconta i motivi per cui hanno sospeso il mio corso. Per «ristrutturare il corso e ampliare il messaggio per aprire la mente degli studenti. Aggiungendo a Dostoevskij alcuni autori ucraini». Non condivido questa idea che se parli di un autore russo devi parlare anche di un autore ucraino, ma ognuno ha le proprie idee. Se la pensano così, fanno bene. Io purtroppo non conosco autori ucraini, per cui li libero dall’impegno che hanno preso e il corso che avrei dovuto fare in Bicocca lo farò altrove“.

Sul tema è intervenuto ai microfoni di Lavori in corso Tomaso Montanari, Storico dell’arte e Rettore dell’Università per stranieri di Siena

Siamo entrati in una cultura di guerra?

Sì e questo fa molta impressione. Qui ci troviamo davanti al veleno nazionalità, che è poi il veleno delle guerre, della contrapposizione fra nazioni quando è evidente che qui la guerra l’ha scatenata un Governo autoritario trascinandosi dietro un paese in gran parte inconsapevole che manifesta, come può, segni di contrarietà. Ci sono persone arrestate perché depongono fiori a Mosca dinanzi all’Ambasciata ucraina. Noi abbiamo docenti di russo e di cinese. La nostra Università sta pubblicando in traduzione i versi del dissenso. Testi durissimi e forti di persone che li pubblicano sui social o li affidano alle mail rischiando poi di essere incarcerati. Questa è una guerra di una Nazione ostaggio di un leader, non so se impazzito, ma che certamente non gode di un consenso democratico“.

Il delirio della confusione ideoligica

Esiste invece questa lettura ottocentesca basata su una contrapposizione nazionale in cui si decide di boicottare la cultura russa, anche quella dei russi morti come detto da Nori. Qui ormai, nella confusione totale delle ideologie, si pensa che abbia un significato per contrastare Putin proibire di parlare di Dostoevskij. Questa è semplice follia. Le Università devono rimanere quei luoghi di pensiero libero che non hanno nulla a che fare con i governi. Noi nelle Università non difendiamo i valori occidentali, ma lavoriamo per cambiarli criticamente“.

E quando Putin massacrava i ceceni nessuno diceva nulla?

Il paradosso è che le stesse istituzioni che fino a ieri prendevano soldi da sponsor russi adesso pongono il veto a tali realtà economiche. Peraltro quando Putin massacrava i ceceni nessuno ha avuto nulla da dire. C’è una incoerenza di base mista all’idea di fare il processo alle intenzioni degli artisti chiedendo delle dichiarazioni di ortodossia. Qui c’è la terribile situazione di qualcuno che si ammala della malattia che pretende di curare“.

Il ruolo sociale di una realtà pacifica come l’Università per stranieri

Nella nostra Università oggi abbiamo cercato di dare un mezzo di sussistenza agli studenti russi che non hanno più il denaro dalla Russia per le sanzioni che non hanno nessuna colpa, ma anche di aiutare i nostri studenti ucraini che sono tornati in patria spedendo loro cose, di aiutare i nostri studenti italiani che cercano di rientrare nel paese. Pensiamo che questi studenti si distinguano in base al colore della bandiera? Sono affratellati da una situazione in cui tutti detestano la guerra. Questa è la missione della nostra Università“.

Pierluigi Lantieri