Il culto del consumo viene sostituito a quello del risparmio e si convince la popolazione che la ricchezza sia consumare e non risparmiare. Si guardi ancora oggi i messaggi subliminali dati dai principali telegiornali. Non di rado si rappresentano indici di sedicente fiducia nei mercati dati dal produttore o dal consumatore a sostenere la correttezza di una politica economica.

La fiducia del consumatore nel futuro viene indicato come infallibile motore dell’economia. In realtà nessuno più parla di quanto rimane nelle tasche del cittadino italiano alla fine del gioco mensile. Quello sarebbe l’indicatore corretto e oggettivo, non soggettivo.

Io, avendo origini contadine di un piccolo paese del basso Piemonte, ero abituato dai contadini che mi hanno allevato a pensare e a sapere che la ricchezza dell’uomo è quello che ti rimane nelle tasche alla fine del mese: il risparmio, cioè la differenza tra quello che hai guadagnato e quello che hai speso, non il consumo o la fiducia nel futuro.

Questa fiducia nel consumo futuro, questa fiducia nel fatto vi sia aspettative nei mercati è il modo di ragionare tipico delle borse. In realtà nessuno più parla dell’indicatore più importante che si chiama reddito risparmiato o più semplicemente risparmio.

Recentemente c’è stato il compleanno dell’Euro. Uno dei dati fondamentali che abbiamo avuto è stato il calo del PIL reale pro capite italiano. Quest’ultimo è l’indicatore fondamentale di un Paese in quanto dice quanto PIL, in termini reali depurati dall’inflazione, è nelle tasche dei cittadini italiani è sceso da prima a dopo l’Euro, sono scesi i tassi di occupazione e i tassi di risparmio.

È stato ridotto il PIL, ridotto il risparmio pro capite ed è anche aumentata la disoccupazione, soprattutto quella giovanile, e andiamo in pensione più tardi. Questi sono i dati reali, il resto è propaganda. Non fatevi prendere per il naso, in economia c’è un indicatore che dice se le persone stanno bene o male e quanti soldi rimangono nelle tasche alla fine del mese.


Malvezzi​ Quotidiani, pillole di economia umanistica con Valerio Malvezzi