La vita politica del M5S è stata segnata da cesure, cambi di direzione e giravolte inaspettate. Partendo dalla piazza del V-day, il Movimento fondato da Grillo ha vissuto più vite, non tutte coerenti con la sua storia e le sue origini. Dalla nascita “antipolitica” all’esperienza “populista” nel governo giallo-verde con la Lega, oggi il M5S ha subito un processo d’istituzionalizzazione mal digerito da parte dell’anima pasionaria del movimento e di parte dell’elettorato.
Originato politicamente dalle spinte più calde della piazza, il movimento di Grillo è oggi parte integrante dell’establishment politico e forza di sostegno al governo di emergenza di Mario Draghi, figura simbolica del mondo finanziario globale. La nuova vita del M5S e la leadership di una figura come quella di Conte possono essere considerati un effettivo tradimento delle originarie istanze grilline? Per il deputato e fuoriuscito Pino Cabras non ci sono dubbi: “La maggior parte dei parlamentari M5S non ha schiena, non vogliono rischiare nulla, pensano a tirare a campare senza rischi personali e sono disposti a votare qualsiasi cosa. Non mi stupirei se votassero anche la reintroduzione della schiavitù”.
Il problema per Cabras sembra radicato in particolare nella strutturazione stessa del M5S e nella selezione della sua classe dirigente, figure non adeguate ad affrontare le sfide politiche in campo. Cabras spiega: “È un problema di pastori che hanno guidato questa operazione a partire da Grillo che ha smentito clamorosamente se stesso. Era programmato? Non ho una risposta definitiva, ma quell’esperienza storica ha esaurito la sua spinta. Bisogna pensare ad un nuova forza di opposizione“.