Nescit vox missa reverti“: “la parola detta non può tornare indietro”, scrive Orazio nell’Ars Poetica. Nemmeno la mia di ieri, sulla mia pagina Facebook ufficiale.
Pagina nella quale ho usato, con una certa licenza, la parola “ca**o” per consigliare ai tanti moralisti imperanti di procurarsene una copiosa dose di propri al fine di farli rosolare lentamente in una abbondante padellata, con un filo d’olio e aromi a piacere.

L’oggetto del contendere era la mia scelta – obbligata – di autopubblicare a mie spese il mio ultimo romanzo “Il viaggiatore dei sogni” su Amazon, stante il diniego delle primarie case editrici italiane.
Il mio consiglio culinario ai tanti dispensatori di giudizi morali non è proprio sceso nel gargarozzo: “Lei è un gran maleducato!” è stato esclamato con voce stentorea da diversi pulpiti.
Frotte di dispensatori di consigli seriali si sono ammassate sulla zattera del commento al fine di informarmi di come, a dire loro, meglio avrei potuto realizzare il mio progetto bibliografico.
Stormi di moralizzatori si sono nuovamente sentiti punti sul vivo e, indossate le vesti del censore, mi hanno scritto talora solerti note di biasimo per il turpiloquio sul pubblico registro; talaltra in private sedi, facendomi ramanzine di ripasso sulla coerenza della lotta contro le multinazionali come Amazon.
Per contattarmi, naturalmente, hanno dovuto fare una solerte ricerca sulla multinazionale Google, imbracciare il fidato iPad, sguinzagliare Facebook, scatenare l’inferno montando a cavallo del proprio portatile della Dell (a scheda grafica e processore Intel), consultare il proprio ultimo modello di iPhone e, infine, scagliare con la catapulta una incendiaria missiva notturna al mio indirizzo di posta, usando il loro Gmail. La ridondante lettera era scritta, ovviamente, in Microsoft Word.

Branchi di irreprensibili signore con il doppio cognome e la “r” moscia non hanno potuto reprimersi dal bisogno di esternare il loro zelo e il loro sdegno sulle mie pagine. Talaltra sui miei profili privati.
Non di rado, quali novelle zitelle a mo’ di quella senza figli e senza voglie della canzone “Bocca di rosa”, dispensavano consigli agli astanti lettori al fine di liberarli dalla mia imbarazzante e invadente presenza (in casa mia).
Per buona sorte, il nostro Paese abbonda di risorse moralizzatrici. Mandrie di nobildonne avvolte di pellicce, benpensanti dispensatrici di consigli della dieta vegana – dimentiche del loro amore per il tabagismo e il distillato – dopo aver parcheggiato contromano il rotore del fuoristrada (ultimo modello con fascioni antibufalo) sul marciapiede della scuola privata, dove devono ritirare Antongiulio e Adalberto tra una dissertazione per la difesa del green e un invito al seminario per la difesa del ciclo mestruale della foca monaca, incuranti del volgare suonar di clacson dei popolani spazientiti, si ergono a vestali difensori della lotta contro Amazon per difendere l’acquisto nel negozio di prossimità.

Un volgare macellaio, a quel punto, esce chiedendo se sia possibile spostare il mezzo anfibio che ostacola la sua vetrina, dato che in giro, nell’immediato, di bufali non si vede traccia.

Malvezzi Quotidiani, comprendere l’Economia Umanistica con Valerio Malvezzi