Voglio tornare sulla vexata quaestio delle identità e delle lotte che contro le identità stanno conducendo i pedagoghi del turbocapitalismo. L’Unione Europea ha proposta sciaguratamente l’abolizione delle formula “Buon Natale”, evidentemente vissuta come un pericolosissimo retaggio identitario e nazionalista in grado di incrinare la tenuta dell’ordine finanziario dell’impero turbocapitalistico dell’Unione europea.

È di oggi la notizia che l’Unione Europea ha ritrattato e quindi ha deciso, bontà sua, di non proibire o non sconsigliare la formula “Buon Natale”. Sotto questo riguardo almeno il Natale è fatto salvo. Vorrei svolgere ulteriori considerazioni sul tema dell’importanza delle identità culturali, politiche e spirituali dei popoli come ultimi fortilizi resistenziali rispetto al nulla che avanza, il nichilismo globalista e relativista della civiltà apolide dei mercati.

Le culture e le identità infatti rappresentano una preziosa risorsa di resistenza dacché i popoli e gli individui aventi ancora identità sono quelli che possono dunque opporre al nulla della civiltà dei mercati i valori della propria identità e della propria civiltà. Vige quello che io ho definito il teorema anti-identitario. Gli architetti del globalismo associano inappellabilmente il concetto d’identità a quello di violenza muovendo dal presupposto, ingiustificato, che chi ha un’identità è pericoloso per le identità altrui. Il teorema che consegue da questa proposizione è il seguente: se vogliamo un mondo pacificato dobbiamo rinunciare alla nostra identità per aprirci a quella altrui. Tuttavia questo teorema se applicato universalmente produce non certo il dialogo multiculturale tra le identità ma uno svuotamento delle identità e dunque la produzione di un mondo post-identitario.

Se noi chiediamo ad ogni popolo di abbandonare la propria identità per aprirsi a quella altrui, questa proposta genera l’abbandono di ogni identità e cultura. È sbagliato il fondamento stesso di questo teorema. Non è vero che chi ha un’identità è per ciò stesso nemico delle identità altrui, se ciò accade è per una patologica deviazione rispetto al concetto d’identità. La vera identità è quella che esiste nel dialogo e nella relazione con le identità.

La vera identità è quella che esiste nel dialogo e nella relazione con le identità altrui. Potremmo anzi dire che il concetto d’identità è intrensicamente relazionale. Non mi sono mai sentito escluso, offeso o turbato quanto amici islamici mi hanno rivolto di cuore il loro augurio di “Eid Mubarak“, ne loro non si sono sentiti offesi quando ho detto loro di cuore Buon Natale.

La verità è questa, chi ha un’identità non è turbato da quelle altrui, anzi solo chi ha un’identità può dialogare con quelle altrui a partire dalla propria identità. Rispettare le identità altrui non vuol dire rinunciare alle proprie ma significa partire dalla propria e aprirsi alle altre. I banchieri, padroni del capitale, chiamano invece inclusività la loro lotta contro le identità e le cultura, chiamano inclusività quella che viene sarebbe meglio appellare la colonizzazione nichilista dell’intero mondo sotto il segno di un turbocapitalismo sradicante.

Il capitale ha dichiarato guerra a tutte le identità e finge di creare un mondo multiculturale nel quale in realtà non vi è più spazio per alcune identità che non sia quella nuda e priva di valore dello scambio mercantile.

RadioAttività, lampi del pensiero con Diego Fusaro