Vi è una domanda tra le tante che credo debba essere presa in seria considerazione: per quali ragioni si è scatenata in tutta Europa una vera e propria furia contro i non benedetti, tutti coloro i quali hanno scelto di non sottoporsi al siero sempre laudando in saecula saeculorum.

In uno stato libero e democratico il cittadino dovrebbe essere libero di scegliere cosa fare o non fare sul proprio corpo, invece è un segno dei tempi questa sempre più palese questa coercizione in forza della quale il leviatano tecno-sanitario pretende di imporre l’obbligo della benedizione magari con formule ipocrite come è il caso in Italia dell’infame tessera verde della discriminazione e del controllo bio-politico. L’idiosincrasia verso i non benedetti presenta ragioni politiche e forse ancor più religiose non sicuramente medico-scientifiche.

Il benedetto in termini tecnico-scientifici non ha nulla da temere dal non benedetto. Le ragioni dell’ostilità stanno dunque altrove, in ragioni di tipo politico, ideologico e forse anche religioso. Il non benedetto fa valere una forma di resistenza rispetto ad un ordine terapeutico che si pretende indiscutibile e senza dissenso. Questo basta a renderlo inviso a chi ha aderito all’ordine dominante. I cani al guinzaglio non sopportano l’esistenza di cani liberi. Il non benedetto non aderisce agli ordini del Leviatano tecno-sanitario.

In una sorta di estremizzazioni delle esigenze di purezza fatte valere dalle religioni si pretende oggi una purificazione integrale mediante la sanificazione e l’immunizzazione. La sanificazione diventa allora indistinguibile dalla santificazione. Il confine tra medicina e religione diventa labile, indistinguibile.

Il non benedetto svolge allora la parte dell’eretico e dell’impuro, il ruolo di chi perversamente respinge il sacramento della nuova religione terapeutica. Sacramento nelle cui virtù salvifiche il non benedetto pare non credere. Ecco allora che il non benedetto non aderisce alla nuova religione e anzi ne mette in discussione la tenuta universale. Per questo sentiamo risuonare una doppia domanda che di scientifico a poco o nulla: “Lei si è fatto benedire? Lei crede nella benedizione?”

Pratica e fede si intrecciano religiosamente nella cornice di un ordine in cui il lessico medico-scientifico e quello religioso appaiono sempre meno distinguibili tra loro. La nuova religione terapeutica promette la salvezza come salute del corpo e in nome della salute del corpo innalzata ad unico valore superstite a cui tutto deve essere sacrificato, pretende che ogni altro diritto sia messo in congedo.

Tutto può essere sacrificato a patto che quel sacrificio sia rivolto alla salute innalzata a salvezza. Non c’è più salvezza dell’anima o ideali da salvaguardare. Anche per la Chiesa terapeutica si può dire allora Extra Ecclesiam nulla salus, “Al di fuori della Chiesa non v’è salvezza”, la Chiesa in questo caso è quella medico scientifica.

RadioAttività, lampi del pensiero quotidiano – Con Diego Fusaro