Questo Governo, questo sistema, per attenuare in anticipo ogni rivolta, ogni protesta, non ha più la necessità di essere particolarmente violento. Sono metodi superati. Per loro è più utile creare una sorta di condizionamento collettivo, per fare in modo che l’idea stessa di rivolta non venga alla mente delle persone. Serve condizionare qualsiasi capacità critica, qualsiasi pensiero critico, riducendo ad esempio drasticamente l’istruzione, perché l’istruzione è fondamentale e bisogna affidarla ad una sorta di inserimento professionale e subordinato.
Le persone ignoranti hanno un orizzonte limitato. Riducendo questo pensiero a preoccupazioni mediocri sono ancora più basse le probabilità che ci sia una ribellione. L’accesso al sapere deve diventare sempre più difficile ed esclusivo. Serve un divario tra il popolo e la scienza, tra il popolo e il sapere.

La scienza va piegata sempre di più agli interessi elitari del mercato. L’informazione va anestetizzata, bisogna togliere qualunque contenuto sovversivo e critico. Bisognerà poi arrivare alla fine della filosofia, che va cancellata. Servirà la persuasione. La violenza diretta non servirà più. Useranno la rete, la televisione, il controllo dei social, con esperti che indirizzano e divertimenti, futilità… Dovranno impedire allo spirito di pensare. Faranno in modo di cancellare qualunque serietà e senso critico. Affideranno tutto all’apologia della leggerezza, con influencer lobotomizzati, affinché la leggerezza della pubblicità diventi standard della nostra felicità. Il modello intoccabile è quello della democrazia liberista.

Questi condizionamenti produrranno integrazione e per chi non è d’accordo la pena sarà di essere esclusi dal sistema. L’uomo sarà un pollo da batteria senza socialità e cultura, che sopravvive tra uno smartworking e un reddito di cittadinanza. Saremo costantemente monitorati per azzerare ogni barlume di lucidità e impedire ogni eventuale risveglio. Ogni senso critico bisognerà ridicolizzarlo. Cosa possiamo fare? Dobbiamo svegliarci e studiare, organizzarci e lottare.

3 minuti con Marco Rizzo