Non mi stancherò di ripetere ad oltranza che ciò che sta avvenendo da due anni a questa parte è la più grandiosa rielaborazione di un modo di vivere a cui eravamo abituati e che ora viene mutato plasticamente e forse irreversibilmente dal potere neoliberale. Quest’ultimo utilizza, secondo altri addirittura crea, l’emergenza epidemica ad hoc per potere instaurare una nuova modalità fondamentale di poter governare le cose e le persone.

In particolare l’emergenza permanente è la nuova normalità, il fondamento di una nuova razionalità politica, economica e sociale. Quelli che stiamo vivendo non sono semplicemente contesti di emergenza ma bensì i laboratori di produzione dei nuovi assetti sociali, politici ed economici. In particolare non deve sfuggire come il fondamento di questa riorganizzazione verticistica e autoritaria dell’economia, della società e della politica, si fondi su un teorema fondamentale: vi è un’emergenza che mette a repentaglio la vita di tutti e di ciascuno cosicché tutto può essere fatto, anche l’inammissibile, a patto che quel tutto si presenti e si legittimi come volto a tutelare le vite messe a repentaglio dall’emergenza stessa.

Tutto questo appare come definitivo se noi rinunceremo ad agire per cambiare le cose. La realtà del mondo è fatale se noi ci dispensiamo dall’azione trasformatrice volta a mutare le geometrie dell’esistente. Fatum non datur, il destino non esiste ma è semplicemente un nome altisonante che diamo alla nostra volontà di non agire, alla nostra stolida decisione di non cambiare l’ordine delle cose.

Questo nuovo fondamento di razionalità politica si basa sul paradigma della vita in pericolo, della nuda vita messa a rischio dall’emergenza e abbiamo inteso come il pericolo di perdere la vita divida gli uomini, li induce ad accettare l’inaccettabile financo la perdita del lavoro, degli affetti, della possibilità stessa di dare sepoltura ai propri cari.

Se vi avessero tempo addietro che alcuni diritti fondamentali come quello di lavorare e fare manifestazioni pubbliche dovevano essere mediate da tessere, da decisioni del potere, quasi divenendo da diritti gentili concessioni lasciate dall’alto da un potere che decide delle nostre vite, potendo sospendere i diritti e concederli a secondo del contesto. Se tutto questo vi fosse stato proposto, supponiamo, 3 anni fa mai avreste accettato alla sua possibile attuazione.

Invece è esattamente ciò che sta accadendo. Pensate come a questo dispositivo infernale si stia estrinsecando mediante l’infame tessera verde della discriminazione e del controllo bio-politico totale e totalitario. Diritti fondamentali come quello di manifestare o lavorare vengono sospesi e mediati dall’accettazione dell’infame tessera verde. Chi non si sottopone alle benedizioni coatte di massa del siero sempre laudando in saecula saeculorum, ipso facto, perde il diritto a manifestare, perde il diritto al lavoro, perde tutta una serie di diritti che la nostra costituzione prevede come imprescrittibili, come pertinenti alla vita di tutti e di ciascuno.

Ora invece in nome del paradigma emergenziale i diritti vengono sottratti dal potere che poi li restituisce previa accettazione di ciò che il potere di volta in volta impone. Riflettete su questo paradigma. Terrifico è al tempo stesso il fondamento di questa nuova esiziale e sciagurata normalità che non dobbiamo in nessun caso accettare altrimenti essa diverrà irreversibile, l’osceno che stiamo aspettando è l’osceno che tende a farsi nuova normalità.

RadioAttivitàlampi del pensiero quotidiano – Con Diego Fusaro