In una precedente pillola abbiamo visto che la paura della classi dominanti, la plutocrazia, era quello di sfociare nel caso, nel caos e nell’anarchia. La folla vista come l’insieme delle nuove classi sociali era un mostro, un leviatano da combattere. Ecco allora che uno studioso francese Gustave Le Bon, scrive alla fine del XIX sec. un’opera e mette a disposizione della classe dirigente, cioè del mondo politico, un potente strumento: la psicologia. Oggi larga parte della comunicazione economica usa meccanismi di comunicazione che si basano su quegli stessi principi ispiratori.

La psicologia è senz’altro una molla molto forte in materia economica. Domenica ho tenuto un evento “L’economia dell’anima” in cui ho raccontato che ci sono due mondi possibili. Il mondo dell’economia capitalistica dove i bisogni sono indotti in modo artificioso da meccanismi psicologici per gli uomini che non riescono a controllare il proprio pensiero perché non hanno più la dimensione della coscienza. C’è un altro mondo, quello dell’economia umanistica, dove gli uomini controllano i propri bisogni perché questi sono controllati dal pensiero che a sua volta è controllato da una coscienza che è legata ad un Io assoluto ed indivisibile. È una divisione molto più profonda e diversa della realtà.

La maggior parte delle persone non comprenderà questo mio ragionamento perché ci vuole una serie di studi che escono dalla visione meramente razionale e statistica dell’economia per entrare in una dimensione animistica, dimensione che attraversa la storia, la letteratura, la fisica e le religioni di tutte le parti del mondo. Vi invito a venire nel gruppo Telegram in cui tratto di economia umanistica e propongo periodicamente degli eventi dove andare a trattare di questa visione dell’economia. Questa è infatti la visione che le classi dominanti non vogliono venga conosciuta.

Malvezzi​ Quotidiani, pillole di economia umanistica con Valerio Malvezzi