La frase che meglio rappresenta il lavoro del giornalista è quella che recita: “Il giornalismo è diffondere quello che qualcuno non vuole si sappia, il resto è propaganda”.

Bene, oggi possiamo dirlo: stiamo attraversando un’epoca in cui solo la propaganda è consentita e cosa ancora più grave, accettando questa nuova realtà passivamente la stiamo (di fatto) legittimando. Oggi, se vuoi diffondere quello che qualcuno non vuole si sappia, non puoi farlo e non riesci a farlo perché gli unici mezzi che hai a disposizione sono gestiti proprio da quel qualcuno che ha interesse a silenziare certi argomenti.

Ne abbiamo parlato nella pillola di ieri e lo ribadiamo oggi: io gestisco un blog di informazione, ho pubblicato sui miei canali il video di due medici – attenzione non di due pazzi che gridavano per strada – ma due medici che si scontravano a La7 su pareri opposti, entrambi citando studi e dati scientifici.

Bene, il video di uno di questi due medici, nello specifico Claudio Giorlandino (Direttore sanitario di Altamedica) , mi è stato rimosso dal canale e io sono stato punito con un blocco temporaneo per averlo pubblicato. Quindi su Youtube, come su Facebook e Instagram può rimanere il parere di un medico se dice le cose che qualcuno vuole che si sappiano ma non può rimanere il video del suo contraddittorio. Quindi c’è qualcuno che sta veicolando l’informazione a senso unico, c’è qualcuno che ha deciso che i potenti del web debbano agire come degli editori pur non avendo lo status e, soprattutto, le responsabilità di un editore.

Il Direttore di Repubblica, per esempio, dà una linea editoriale al suo giornale. A me quella linea non piace e quindi non lo compro, ma almeno ne sono consapevole. E, soprattutto se quel direttore fa un errore di valutazione sui contenuti pubblicati, è personalmente responsabile per quello che viene scritto sul suo giornale.

I potenti del web non solo non dichiarano una linea editoriale (pur avendola) in modo da poter far entrare tutti, ma non hanno neppure la responsabilità di quello che viene scritto. Non hanno quindi la responsabilità degli editori perché risultano essere una piattaforma mentre, nella totale inconsapevolezza degli utenti, decidono quali informazioni debbano passare e quali no. E, cosa ancora più grave, non veicolano l’informazione che vogliono veicolare dando semplicemente più risalto a una notizia piuttosto che a un’altra ma addirittura lo fanno rimuovendo video e post che riguardano cose che non vogliono che si sappiano e lasciando solo quelle che esprimono la loro invisibile ma netta e spregiudicata linea editoriale.

In pratica, se io da oggi in poi assisto a uno scontro tra due medici in tv, prima di decidere quale video mostrare ai miei utenti sui miei canali devo capire quale va nell’interesse di chi gestisce i giganti del web, altrimenti vengo bloccato. Cioè, se volessi pubblicare due pareri differenti, devo essere consapevole che uno dei due mi espone a rischio blocco.

Così è successo quando pubblicai il video di Montagnier, premio Nobel per la medicina e del suo contraddittorio. Ne rimase solo uno online perché quello di Montagnier fu rimosso e il mio canale temporaneamente bloccato. E così è successo con Giorlandino: il video di Galli è rimasto mentre quello del suo contraddittorio è rimasto e io bloccato nuovamente.

Ora mi dico: ma si può lavorare così? Lo capite che stiamo dando a qualcuno un potere immenso, che un’intera categoria di liberi giornalisti è sotto assedio, discriminata e oscurata?
E l’Ordine dei giornalisti (al momento) non sta muovendo un dito.

La Matrix Europea, la verità dietro i giochi di potere – Con Francesco Amodeo