Quando le classi proletarie borghesi iniziano alla fine del XIX secolo a tentare di prendere il potere, ecco che immediatamente c’è una reazione e cioè i passi avanti fatti in senso democratico stavano infatti dando diritto di parola a categorie sociali normalmente e storicamente escluse dalle decisioni politiche, cioè di redistribuzione della ricchezza.

Un’opera, più di altre, rappresenta la visione di quell’epoca: “La psicologia delle folle”, pubblicata nel 1895 dall’antropologo francese Gustave Le Bon. Ciò che preoccupava i conservatori dell’epoca erano le pretese delle classi nuove entranti: come osavano pretendere limitazione di ore di lavoro, parità di diritti, ridistribuzione di ricchezza, abolizione di privilegi? La paura delle classi dominanti (cioè della plutocrazia) era quella di sfociare nel caso, nell’anarchia. La folla vista come un insieme delle nuove classi sociali era un mostro, un leviatano da combattere.

Questa è la pillola che volevo commentare oggi. Io ho aperto un canale – e poi un gruppo Telegram – dove tante persone stanno conversando con me di queste cose. Pochi minuti fa ero al telefono con uno dei miei lettori (che ha scritto cose interessanti) e si stava proprio parlando di questo approccio: da una parte quello delle persone che hanno ancora una visione dogmatica, da monaco o da politico, cioè quello che pensa di cambiare la realtà. Signori, tanti auguri, perché il nostro paese è già stato venduto – o svenduto – al miglior offerente tempo fa. La strada mi sembra quindi segnata, ne ho parlato tante volte del PNRR, delle regole europee e via discorrendo. Dall’altra ci sono persone che stanno facendo un ragionamento di salvezza della singola persona. Ecco, sto facendo questo nel mio gruppo/canale Telegram: andare a parlare non alle classi dominanti, ma alle persone italiane. Ce ne sono tante, parlo con uomini che parlano di edilizia, donne che lavorano nei servizi alla persona, altri che lavorano nel settore della ristorazione, della sanità o della scuola. C’è un po’ di tutta la società italiana. La paura delle classi dominanti è che questa società italiana capisca come funzionano le cose. Io cerco di spiegare come la loro paura, questo leviatano da combattere, l’uomo “comune”, è la cosa di cui hanno più paura.

Quello che secondo me potreste fare è questo: studiare l’economia umanistica che io chiamo “economia dell’anima”. Perché? Perché è un percorso non collettivo ma individuale, è molto più difficile però, perché significa mettersi a studiare su di sé.

Malvezzi​ Quotidiani, pillole di economia umanistica con Valerio Malvezzi