La scuola alla prova delle misure governative. Il primo test a livello nazionale su obbligo di Green Pass per i lavoratori del settore e restrizioni per genitori e studenti è arrivato in Alto Adige, dove lunedì 6 settembre è suonata la prima campanella. L’inizio delle lezioni è costato caro a venti persone tra docenti e personale Ata che si sono dimesse a causa della certificazione verde, mentre altre 58 sono state sospese. Un’onda che rischia di propagarsi per tutto lo Stivale che gradualmente si avvia al ritorno in classe.

Ma dalla stessa provincia autonoma di Bolzano giungono anche altri riferimenti, a loro modo dirompenti, su ciò che potrebbe accadere. Docenti e famiglie altoatesine si stanno già adoperando per organizzarsi in forma privata e permettere ad alunne e alunni di non restare indietro con la propria istruzione. Iniziative raccontate in diretta dall’avvocato Renate Holzeisen: “Qui in Alto Adige si stanno creando tante iniziative private per offrire ai bambini un’istruzione scolastica che dia loro quelle libertà e quella serenità di cui la scuola ha bisogno”.

Il punto della situazione con Fabio Duranti, ai microfoni di Francesco Vergovich.

“Qui da noi ci sono tanti insegnanti che si oppongono alle misure autoritarie del Governo, che non hanno intenzione di cedere e dunque non possono entrare in classe e fare il loro lavoro. Abbiamo già una ventina di insegnanti che si sono dimessi. Qui in Alto Adige si stanno creando tante iniziative private per offrire ai bambini un’istruzione scolastica che sia loro quelle libertà e quella serenità di cui la scuola ha bisogno. Sono iniziative che partono dai genitori. In Italia c’è il diritto dei genitori di provvedere all’istruzione dei propri figli, se danno dimostrazione di avere i presupposti per farlo. Se i genitori si mettono insieme e hanno locali adeguati e pagano gli insegnanti, allora è chiaro che possono farlo dal momento in cui ci sono tanti insegnanti che non vogliono misure autoritarie che non vanno bene ai bambini e non sono adatte per creare una situazione serena. Si sta muovendo tantissimo sia nell’ambito del gruppo linguistico tedesco e italiano. Noi abbiamo scuole di madrelingua tedesca o italiana nelle quali la seconda lingua è l’altra. Ci sono anche tanti genitori italiani che si muovono in questa direzione.

Siamo ad un punto in cui i cittadini si devono organizzare. Si stanno creando reti importanti. Queste cose sono possibili solamente in un collettivo di persone che dimostrano di essere autonome, che ragionano. Se non riusciamo a fermare questa situazione drammatica, una grande parte di bambini che non avrà questa possibilità, vivrà un’istruzione che non è quella che la scuola pubblica dovrebbe offrire. Siamo in una situazione con uno spartiacque in diversi ambienti o trasversalmente in tutto. I cittadini che non ci stanno con ciò che sta accadendo sono persone capaci, che hanno le idee molto chiare. Penso che i risultati che vedremo da queste iniziative saranno molto buone e spero che possano essere un esempio anche per migliorare certi aspetti nella scuola pubblica, quanto meno qui in Alto Adige, perché da tempo ha dimostrato di non essere all’altezza di ciò di cui i bambini avrebbero bisogno. Un certo malessere c’era già prima, possiamo cambiare rotta e iniziare qualcosa di migliore”.