Un programma per Roma fatto di rispetto per gli altri candidati, rapporto con i cittadini e amore per la città. Enrico Michetti, candidato a sindaco per la Capitale, ha le idee chiare e durante l’intera campagna elettorale è rimasto fedele ai propri principi, senza attaccare personalmente i politici che come lui concorrono per diventare primo cittadino della Città Eterna.

Una scelta stilistica che non è condivisa da tutti i candidati ma anche dalla stampa stessa, che ha più volte messo nel mirino il Prof. Michetti, attaccandolo anche su aspetti personali. L’astio, comunque, non preoccupa il candidato sindaco, che crede nelle proprie capacità e nella fiducia che il popolo romano sembra avergli dimostrato in questi mesi di campagna elettorale. Le sue parole in diretta con Ilario Di Giovambattista.

“La gente deve votare per chi vuole. Noi facciamo dei comunicati, ci sono giornali che non demoliscono la persona per interessi sottesi o per l’ideologia diversa. Al centro ci deve essere il rispetto, il rispetto la persona, le idee, la democrazia. C’è il rispetto di tutti. Io apprezzo il giornalismo sano, puro. Ci stanno le critiche ma devono essere sane, non distruttive. Noi non dobbiamo mai scendere in questa rissa. Ci attaccheranno: facciamoci attaccare. Ci vogliono distruggere: facciamo distruggere. Ma manteniamo la testa alta. Farò così tutta la campagna elettorale, non mancherò mai di rispetto a nessuno. Questo significa cambiare la politica: devi mantenere il rispetto per gli altri, dobbiamo cambiare l’etica della politica.

Quando c’è il rispetto, l’atto che vai a scrivere rispetta gli altri. Se l’estensore dell’atto rispetta gli altri, l’atto stesso viene redatto nel rispetto dell’altra persona. Quando tu non rispetti gli altri, che atto sarà? Non garantirà gli interessi della comunità. Quando rispetti l’altro, quell’atto che tu scrivi sarà nell’interesse della comunità. È questa la differenza che dobbiamo marcare, non dobbiamo rispondere alle loro provocazioni. Voglio ripartire dalle periferie perché lì è il luogo dove si rispetta meno la gente”.