La fede e l’amore a sostegno del prossimo. La storia di Don Antonio Coluccia è fatta di impegno, caparbietà e voglia di cambiamento. Nel quartiere di San Basilio, a Roma, il giovane prete combatte la mafia, presente sul territorio attraverso l’attività di spaccio. Una realtà che ha coinvolto nel tempo anche tanti giovani residenti nel quartiere, che non avendo altre alternative, sia a livello lavorativo che extralavorativo, decidono di seguire la strada più facile ma più sbagliata.

Attraverso il suo impegno quotidiano, Don Antonio Coluccia aiuta gli abitanti a combattere lo spaccio. Togliere i ragazzi della strada non è facile, ma con l’aiuto della polizia, della Questura e dei Prefetti, il coraggioso prete ogni giorno prova a rimettere sulla giusta via tanti giovani che hanno trovato in lui una guida, un aiuto, un punto di riferimento.
La soluzione, secondo Don Antonio, potrebbe arrivare dallo Stato: progetti sociali e lavoro potrebbero aiutare il quartiere a risorgere e ad abbandonare quel legame con la mafia che ora rappresenta una realtà concreta, seppur dolorosa. La testimonianza a “Lavori in Corso”.

San Basilio

“Mi sono sempre interessato di ragazzi di strada. Lavoro sulla città di Roma, bellissima ma contraddittoria. San Basilio, dove io cerco di essere presente e dove faccio attività pastorale per far prendere coscienza alla gente e togliere i ragazzi dalle piazze di spaccio, la droga è un sistema di vita, è una zona militarizzata. Le vedette sono lì proprio per segnalare la presenza delle forze di polizia: all’arrivo cominciano delle urla. Quella è una zona dove si contendono il territorio: c’è un business della droga. Il traffico della droga lo considero un diritto di lesa umanità. I carabinieri stanno facendo un lavoro eccezionale. Il sindaco è venuto perché lì bisognava accendere le luci. Ci deve essere più luce affinché ci sia visibilità. Pensate che si arrampicavano e cercavano di annerire le plafoniere perché secondo loro c’erano le telecamere. Pensate che sabato sera, intorno alle 19.45, una macchina della polizia municipale è stata attaccata con violenza verbale e sono volate anche alcune transenne. Non è possibile accettarlo. Stiamo cercando di promuovere alcuni progetti tra cui una palestra di pugilato. Io ricevo delle lettere della gente, magari anonime, in cui vengono fatti nomi e cognomi. Una mamma mi ha mandato una lettera: si sono presentati a casa sua perché aveva un debito e doveva pagare una “retta”, ovvero reggere della droga. Lei si è rifiutata. C’è bisogno di uno stato di prossimità, uno stato che faccia sentire la sua voce. Nella periferia romana non c’è molto controllo, non basta la polizia di stato: c’è bisogno della cittadinanza attiva. Le persone cominciano a prendere fiducia. Siamo riusciti a togliere dei ragazzi da lì”.

Presenza dello Stato

“Lo Stato deve arrivare con dei progetti sociali e l’alternativa a questo si chiama lavoro. Noi ora parliamo dell’area Bronx di San Basilio ma non dimentichiamo che nell’area San Basilio Tiburtina ci sono tante aziende. C’è tanto bene, tanta luce. Da noi invece sono abbandonati: queste persone vanno considerate. La droga inoltre porta spazzatura. Un sindaco per Roma può fare tanto, soprattutto per i quartieri di periferia. Quando si porta lì la cultura della bellezza e vedere il prefetto, il sindaco, la gente si sente considerata. Anche la Regione ha fatto un parco: la gente ha bisogno di questo, di servizi. La gente è disponibile anche a starti accanto. Il processo è iniziato, per il cambiamento ci vuole tempo”.

Povertà

“La gente mi parla di povertà ma non si rende conto che sotto casa ha gli spacciatori. Non riescono a comprendere che quel tipo di povertà è provocata anche da questo cancro sociale che sono le attività di spaccio che non vogliono il benessere in quel quartiere. Noi abbiamo fatto una bella cosa. Un ragazzo ha portato una tesi sulla mafia. Noi abbiamo creato un piccolo contributo per lo studio e glielo abbiamo consegnato. Io credo nella speranza. Quella speranza ha due figli: indignazione e coraggio. Stanno perdendo il consenso, la gente sta cominciando a reagire”.

Appello ai sindaci

“Tutti coloro che si sono candidati avranno a cuore il bene comune: qui si può veramente realizzare. Io credo in pochi, piccoli passi. Ma li dobbiamo fare. Gli spacciatori mi dicono di tutto e di più, io rispondo con la preghiera. Ringrazio gli angeli custodi della polizia, il Questore e il Prefetto: questo è un piccolo inizio ma lo Stato si deve riappropriare di alcune zone. Parliamo di Scampia ma ci sono zone di Roma che sono a quel livello”.