“Mourinho è stato eccelso nel soffiare sul fuoco dell’entusiasmo, con l’investitura senza mezzi termini nei confronti di Lorenzo Pellegrini e con i proclami da innamorato verso una tifoseria rapita”

La Roma di nuovo davanti al suo pubblico: se alla prima di campionato contro la Fiorentina s’era fatta riabbracciare, ora comincia a farsi avvolgere, con una proporzione d’entusiasmo che va ben oltre le decine di migliaia di presenze consentite. 

Mourinho, da par suo, è stato eccelso nel soffiare sul fuoco dell’entusiasmo, con l’investitura senza mezzi termini nei confronti di Lorenzo Pellegrini e con i proclami da innamorato verso una tifoseria completamente rapita, sin dall’annuncio del suo arrivo.

Serata che è doveroso condurre in porto, al tempo stesso non facile né scontata, vuoi per il risultato aperto, per le nuove regole sul valore del gol in trasferta, per le insidie che presenta il rodaggio in corso nell’ultima decade agostana. 

Si vede una squadra, nell’undici di Mourinho, soprattutto per la coralità della manovra e, elemento di cui non avevamo più memoria, per la reattività con cui in tanti vanno a difendere un compagno, davanti all’arbitro o davanti a un avversario. Qualcuno lo fa in modo più appariscente, vedi Abraham o Zaniolo, qualche altro in maniera meno evidente ma sempre di sostanza, come Cristante, che firma il vantaggio con una conclusione tanto cercata quanto perentoria e precisa. 

Primo tempo intenso e avversario forse più efficace che all’andata, con Cornelius costretto a uscire per una botta alla spalla in caduta. Roma che lascia l’impostazione nel primo terzo di campo e serra le linee, aspettando falle nel giro palla dei turchi. 

L’inizio del secondo tempo vede la scena occupata da uno dei fotogrammi più spettacolari dell’intera gara, vale a dire la parata, plastica e spettacolare per il tuffo e la reattività, di Rui Patricio – il guardiano del faro – sul colpo di testa di Vitor Hugo. 

Poco dopo l’arrivo di Shomurodov per Abraham (ovazione e risposta del giocatore, perché è già amore reciproco), un lancio coi giri contati di Veretout premia l’incursione per vie centrali di Zaniolo: non è solo un un gol, non è solo un’esultanza; è luce che fa stropicciare gli occhi alla fine del tunnel. 

Il terzo, poco dopo essere entrato, lo mette a segno El Shaarawy: ricomincia anche la sua Roma, la segnatura è un compendio del suo campionario. 

Nota a margine: una parte dei soldi del biglietto i romanisti, entusiasticamente, ogni volta la devolvono alle esultanze che Mourinho condivide con la tribuna. È un capobranco, il partner ideale per la Lupa. 

Paolo Marcacci