Non ci volevo credere ma mi tocca ricominciare la settimana con la storia dello ponte sullo Stretto di Messina. Io veramente sono senza parole. Per fortuna sembra ci sia un momento di ripensamento. Il ministro Giovannini dice che si valuteranno bene tutte le soluzioni del possibile attraversamento dello Stretto anche quella dinamica, cosiddetta, quella che prevede la risistemazione sostenibile di traghetti, imbarchi e quant’altro per avere un’attraversata meno pesante dal punto di vista ambientale magari anche più rapida e comunque più veloce e meno impattante sulle coste. Che è la cosa da fare, lì bisogna spendere i soldi non in un’enorme spada di acciaio e cemento di 166 mila tonnellate gettata su uno dei posti più belli del mondo. Invece c’è ancora chi non riesce a capire che i punti sono diversi. Uno in particolare quello che mi riguarda da vicino sulla sismicità.

Non è che il ponte sia impossibile da fare perché quella è una zona sismica. Si può ma bisogna commisurarlo alla magnitudine molto alta. Non basterà 7,1 Richter, che è quella attesa perché è quella del terremoto del 1908 ipotizzata a posteriori. Ci vorrà di più, 7,5 Richter o ancora di più, perché come dimostrano diversi casi non siamo sicurissimi di quale magnitudo arriverà in quel luogo. Ecco perché si dovrà spendere di più. Allora ne verrà la pena perché quando quelli sono denari pubblici che andrebbero spesi prima per ristrutturare le opere pubbliche, infrastrutture e anche aiutare i privati a ristrutturare le proprie case a Reggio Calabria e a Messina, visto che lì solo il 25% delle costruzioni è in grado di resistere ad un sisma di quella magnitudo?

Non ci vorrà una scala di priorità e fare prima le cose che servono? Negli altri poste sismici del mondo, Giappone e Stati Uniti, prima si rimettono a posto le case, come è successo a San Francisco dopo il terremoto del 1906, oppure come si è fatto in Giappone a Kobe dopo il sisma del 1995. Da noi pensiamo di poter fare tutto alla carlona, non si procede così e le priorità sono la sicurezza dei cittadini e le infrastrutture locali perché si eviti il paradosso che si attraversa rapidamente lo Stretto e poi ci vogliono ore e ore per arrivare da Messina a Palermo o a Catania o ancora ore per a arrivare da Reggio Calabria a Napoli. Ecco, quelli sono i veri problemi, quelle le priorità.

GeoMario, cose di questo mondo – Con Mario Tozzi