Insieme al distanziamento sociale, il coronavirus ha accelerato il processo di diffusione dello smart working. Esaltato come metodo di lavoro a beneficio della classe lavoratrice, lo smart working ha rivelato durante la pandemia i suoi lati oscuri. Centri urbani vuoti, attività commerciali senza clienti, isolamento del lavoratore, sono solo alcuni degli effetti dell’affermazione diffusa del lavoro in casa. Se il luogo di lavoro era il centro dell’attività dell’individuo ora la casa si delinea come unico ambiente della vita sociale del lavoratore. Si delinea il rischio di una contaminazione sociale per la quale spazio privato e attività lavorativa si fondono senza soluzione di continuità.

Da luogo di confronto, scambio e formazione, il luogo di lavoro corre il rischio di trasformarsi in un luogo chiuso tra le mura di casa, isolando il lavoratore e limitando la sua capacità di crescita personale e lavorativa. Allo stesso tempo a risentire del massiccio impiego del lavoro da casa è lo stesso tessuto urbano e commerciale delle nostre città. Strade e uffici deserti, piccoli esercizi commerciali in crisi. Per Diego Fusaro lo smart working assume allora le sembianze di un vero e proprio progetto politico nel quale si assiste ad un processo di colonizzazione dell’azienda sulla propria vita privata. In pericolo il diritto alla disconnessione del lavoratore e l’indipendenza del suo tempo libero.

Il focus con Diego Fusaro ai microfoni di Stefano Molinari.

“Lo smart working di smart ha veramente poco se non per il padronato cosmopolitico. Con l’emergenza epidemiologica hanno accelerato il passo e, come con molti altri processi, anche lo smart working si è imposto sulla base dell’emergenza. Piace al padronato perché risparmi sui costi del lavoro, riscaldamento, mensa aziendale e tante altre cose. In secondo luogo piace perché è una forma di isolamento del lavoratore perché viene meno la relazione con l’altro, non c’è più una coscienza di classe.
Il lavoratore isolato nella propria dimora è destinato a non produrre mai scioperi, contestazioni, discese in piazza. Non dimentichiamoci che con la smart working sta potenziandosi il rapporto di occupazione del capitale anche di quell’ultimo residuo sacro che era la propria dimora, viene meno la linea divisoria tra tempo della vita e tempo del lavoro”.