I nodi vengono al pettine. Dopo aver trascorso mesi e mesi a propagandare un’unica versione sull’origine del Covid, scienziati, media, politici e commentatori vari sono costretti a dover fare i conti con una verità diversa. Una delle voci più autorevoli di tutto il mainstream, il professor Anthony Fauci è finito nell’occhio del ciclone in seguito alla pubblicazione di alcune mail.

Attraverso il Foia (Freedom of Information Act), le testate giornalistiche Buzzfeed e Washington Post hanno ottenuto alcune missive scambiate da Fauci tra il gennaio e il giugno 2020. In esse viene allo scoperto che il virologo statunitense già nel febbraio 2020 sapeva della possibilità che Sars-Cov-2 fosse stato “ingegnerizzato” in laboratorio.

Una conoscenza che non ha comunque impedito al consigliere della Casa Bianca sul Covid di smentire l’ipotesi su tutti i mezzi di comunicazione sin dalle prime battute dell’emergenza. Solo di recente, generando anche parecchio scalpore, Fauci ha cominciato a dichiarare in senso inverso aprendo ad altre strade sulla genesi del virus.

Una ricostruzione puntuale sulla vicenda è stata pubblicata in data 4 giugno da Federico Punzi, direttore di Atlantico Quotidiano, in un articolo dal titolo “I Fauci Files: ecco perché la tesi dell’origine artificiale del virus doveva essere screditata”. Per approfondire il caso, diventato presto di interesse internazionale, Fabio Duranti e Francesco Vergovich hanno ospitato il giornalista in diretta.

Ecco l’intervento di Federico Punzi a Un Giorno Speciale.

“Noi di Atlantico Quotidiano seguiamo questa storia dall’inizio, da marzo 2020. Permettendoci di sottolineare ogni volta che l’ipotesi della fuga dal laboratorio fosse una pista da seguire.

Nello specifico quello che emerge dalle mail è la preoccupazione di Fauci, del consulente della Casa Bianca per quanto riguarda il Covid. E Fauci ricordiamo è il direttore dell’Istituto nazionale di malattie infettive Usa (Niaid). Ora qual è il problema? Attraverso una Ong, la EcoHealth Alliance, è stato finanziato il laboratorio di Wuhan con 600 mila dollari dal 2014 al 2019. Quindi non parliamo di un finanziamento molto in là nel tempo.

In quegli anni, in particolare dal 2014 al 2017, un determinato tipo di esperimenti che tendono a potenziare i virus per comprenderne la loro efficacia nell’infettare le cellule umane, sono stati sospesi negli Stati Uniti perché si voleva capire bene quali linee guida fosse meglio adottare.

Il problema che i fondi pubblici di questa agenzia americana sono finiti al Wuhan Institute of Virology attraverso una Ong presieduta da Peter Daszak. Poi è emersa una mail indirizzata a Fauci da uno scienziato Kristian Andersen che parla di caratteristiche del virus che sembrano ingegnerizzate. Questi scienziati che scrivevano a Fauci dicevano che il virus sembrava incoerente con uno sviluppo naturale. Ma la mattina dopo Fauci che fa? Scrive al suo vice Hugh Auchincloss preallertandolo: ‘È essenziale che parliamo questa mattina, tieni il telefono acceso… Leggiti il paper e l’email che ti inoltrerò. Hai compiti oggi che devono essere svolti’.

Quello che emerge è la preoccupazione di Fauci e del suo staff che in questi esperimenti sui coronavirus condotti al Wuhan Institute of Virology fossero all’origine del covid-19 e in qualche modo riconducibile ai fondi americani arrivati all’istituto cinese. Dopodiché il presidente di questa Ong EcoHealth Alliance Peter Daszak lo troviamo in tutte le iniziative volte a smentire frettolosamente l’ipotesi della fuga da laboratorio.

L’ipotesi che il virus sia artificiale e che sia uscito da questo laboratorio di Wuhan metterebbe chiaramente in imbarazzo quegli scienziati occidentali che hanno collaborato con il laboratorio di Wuhan proprio su questi esperimenti. E chi li ha finanziati. La loro preoccupazione è stata scartare immediatamente la teoria della fuga da laboratorio.

A prescindere da come stiano le cose, il solo sospetto che il virus sia uscito da questo laboratorio e il fatto che ci siano stati dei finanziamenti su quegli esperimenti da cui potrebbe essere nato questo virus è chiaro che è fonte di imbarazzo. E comunque sia tutto il mondo della ricerca è chiamato a fare i conti con questa cosa. A prescindere dagli interessati stessi.

La cosa sconvolgente è che è bastata una piccola dichiarazione su una rivista “The Lancet” per chiudere il discorso. Quante volte ci siamo sentiti citare ‘la scienza ha detto che è naturale’? La scienza in realtà era una dichiarazione uscita su The Lancet”.