Se i numeri, dal punto di vista tecnico, sono indiscutibili, cosa manca o, meglio, è mancato finora a un giocatore come Patrik Schick per approdare definitivamente allo status di fuoriclasse? Non i fondamentali, ovviamente; non la sfrontatezza in fase di conclusione o la varietà del repertorio, come si è visto in più di una occasione soprattutto in nazionale. 

Certamente, allora, la continuità, assieme al giusto e progressivo tensionamento psicologico che non è andato di pari passo con l’età: a gennaio Schick ha compiuto venticinque anni, la linea d’ombra, per dirla con Conrad, di un calciatore che ambisca ai massimi livelli. È ancora in tempo? Se guardiamo ai numeri, divenuti decenti, del biennio trascorso in Bundesliga, certamente registriamo un progresso rispetto agli anni, ancora meno che deludenti, con la Roma. Però, rispetto al potenziale tecnico che abbiamo visto oggi pomeriggio, è come se avesse dimostrato più o meno un decimo di ciò che è nelle sue possibilità tecniche. Sarà cresciuto definitivamente quando non dovremo più ricorrere agli aggettivi per marcare la differenza tra ciò che sarebbe in grado di fare e ciò che fa quando è in giornata. 

Paolo Marcacci