Nell’ultima pillola dicevamo che appare del tutto naturale se nei mesi nei quali si distruggono centinaia di migliaia di piccole imprese chiudendole e impedendo loro di lavorare senza alcun indennizzo pubblico sostanziale, le corporate di alcuni settori, prioritariamente quelle della transizione digitale, facciano affari d’oro nelle borse.

Tali proventi in parte andranno a ricomprare a prezzi di saldo interi comparti economici spazzati dal mercato. In Italia un esempio su tutti è il comparto alberghiero che a fine pandemia potrà essere comprato dai fallimenti solo dai grandi gruppi finanziari che potranno scalzare da quel settore il family business, almeno nelle città d’arte.

Sto parlando del settore alberghiero, ma potrei parlare anche della ristorazione, del settore del tempo libero, le palestre, l’arte… Tutti i settori che sono stati massacrati dalla gestione economica di questa situazione di pandemia.

Io non posso non rilevare che esiste una opportunità di acquisto a prezzi di saldo da parte dei grandi potentati economici, di quelle corporate di cui il nostro Presidente del Consiglio Mario Draghi scriveva già in un documento a fine 2020. Si parlava di ristrutturare, dare linfa al settore corporate, cioè le grandi imprese.

Dobbiamo avere una strategia come paese italiano per opporci a questo disegno. Non per fatti ideologici ma per fatti pratici. La maggior parte dei nostri imprenditori sono piccoli, medi e microimprenditori che non hanno gli strumenti per decodificare ciò che sta succedendo. Nulla tornerà come prima. Quello che vi raccontano è un cumulo di sciocchezze.

Malvezzi Quotidiani, pillole di economia umanistica con Valerio Malvezzi