Aggrappata alla boa di un penalty trasformato magistralmente da Lorenzo Pellegrini, la Roma ha attraversato il primo tempo navigando di cabotaggio, per così dire; subendo pressione e possesso palla dei neroverdi e facendo correre più di un rischio a Pau Lopez. Dopo il rigore sacrosanto – bravissimo Carles Perez nell’occasione a fintare da sinistra a destra costringendo al fallo Marlon – Roma in fiducia e Sassuolo frastornato: potrebbero chiudere addirittura in doppio vantaggio, i giallorossi, dopo un dispiegamento offensivo che Pellegrini tenta di finalizzare con un destro a giro. Un finale di tempo in cui comincia a brillare la superiorità tecnica della Roma, che però ha accusato più di una difficoltà per una buona mezz’ora.

A bilancio, nel frattempo, anche i complimenti a Lorenzo Pellegrini, che oggi diventa il più giovane centrocampista che in questa stagione possa annoverare almeno cinque gol e cinque assist al suo attivo.

Peccato che ricominci, il secondo tempo, allo stesso modo del primo: a tratti il possesso palla del Sassuolo dice 74 per cento e i pericoli si (ri)manifestano dalle parti di Pau Lopez che è bravissimo su Raspadori una prima volta ma che nulla può quando Traore prende di petto (!) il pareggio. Episodio imbarazzante, come il “lasciapassare” di Spinazzola.

Ma il Sassuolo dà, il Sassuolo…Toljan: dall’errore dell’esterno basso nasce l’occasione per la conclusione di Bruno Peres: uno a due, pesantissimo, anche in ragione di ciò che nel frattempo accade al “Maradona” e dell’imminente derby torinese delle 18.

Al minuto 74 arriva un episodio importante, in chiave futura: torna Jordan Veretout, in luogo di un El Shaarawy che non la prende benissimo, apparentemente. Però lo scriviamo in tempo reale e attendiamo delucidazioni.

Peccato che gli episodi imbarazzanti non siano finiti, in area romanista: il due e due in questo senso è peggio dell’uno a uno. Dormita collegiale, Karsdorp e Cristante in testa, nel cuore dell’area, pareggia Raspadori. Meritato per il Sassuolo, delittuoso per la Roma.

Si allontana la Champions; cinque giorni di tempo per rinascere in Europa League.

Bisognerebbe mettere agli atti, comunque vadano a finire le singole partita o l’intera stagione, le difficoltà che gli allenatori hanno nel preparare certi match, tra infortuni, squalifiche, convocazioni dei nazionali sparsi in giro per l’Europa. In più, l’emergenza COVID: enorme anomalia, elemento condizionante e alla fine, in un modo o nell’altro, decisivo.
Vale per Fonseca, ovviamente; vale allo stesso modo per le decisioni cautelative e sagge di De Zerbi. A questo proposito mettiamo le mani avanti, perché abbiamo già sentito discorsi molto fastidiosi: di irregolare in questa stagione s’è visto molto in ogni ambito, non vi attaccate al fumo della pip(p)a per la questione del non utilizzo dei nazionali da parte del Sassuolo. Fate i bravi, anche se siamo pessimisti in proposito. A margine di questo discorso, un’osservazione: in questi casi ci vorrebbe un criterio univoco, una direttiva dall’alto; non dovrebbe essere il tecnico della squadra ics o ipsilon a decidere.

Paolo Marcacci