La ristorazione non sembra intravedere la luce in fondo al tunnel del Covid-19. La pandemia che da un anno a questa parte porta con sé svariate restrizioni sta mettendo a dura prova nervi e pazienza di proprietari e dipendenti.

Le recenti manifestazioni di protesta andate in scena a Roma contro le misure governative che impongono ancora chiusure hanno ulteriormente esasperato gli animi in un contesto sociale già abbastanza insofferente.

La questione è stata trattata in diretta, nel consueto appuntamento con Food Sport, dallo Chef pluristellato Enrico Bartolini e dal critico gastronomico Valerio Visintin

Innanzitutto sono contrario alla mancanza di dialogo e trovo sbagliato insorgere in questo modo. Una cosa che è mancata dall’inizio della pandemia, per tutti, è l’esperienza di gestire questa situazione. Quello che è successo a Roma era già capitato in altri luoghi. E’ un messaggio di disperazione drammatico, a cui tutta la categoria partecipa.

Da un punto di vista economico chi non si è messo bene in salvo prima, adesso inizia a sentire la fatica di correre in banca cercando soldi, sempre che glieli diano, per ripartire. Viene anche in mente che al supermercato si è più vicini che al ristorante, nel contatto e nel rischio di contagio. Quindi si perde un po’ il concetto di democrazia.

C’è bisogno di un dialogo. Le istituzioni dovrebbero dare un messaggio di vicinanza alla categoria, a tutta la filiera passando dagli agenti di commercio ai produttori che si sono specializzati nei ristoranti. I tecnici ci sono, ma non hanno dialogato con chi è del mestiere… I ministri ci scansano.

La disperazione che viene ai ristoratori è che siamo tutto un mucchio e non c’è una selezione e un’indicazione chiara. A Natale noi abbiamo impiegato 5 giorni per riprepararci e riaprire, il giorno dell’apertura ci hanno detto che dopo 8 giorni avremmo chiuso. Ogni volta è un massacro psicologico perché pensi di ripartire e invece ti rifermano, economicamente è un danno pazzesco e ci si ferma a guardare quello che succede”.