Caos Astrazeneca: il blocco ufficiale da parte dell’Aifa della somministrazione del vaccino dell’azienda anglo-svedese ha scatenato caos e polemiche in tutta Italia.
Se da un lato c’è chi sostiene che sia giusto in via preventiva sospendere l’uso di questo farmaco in modo da essere assolutamente certi della sua innocuità, dall’altro c’è invece chi si fa portavoce della tragicità di questa azione. Senza Astrazeneca, ritengono, la campagna vaccinale subirà una grave battuta di arresto e con essa vedremo slittare ancora una volta il ritorno alla tanto agognata normalità.
Ma quali sono i motivi di questo ritiro in blocco del vaccino?
Il Professore Enrico Michetti, direttore di Gazzetta Amministrativa, ha spiegato ai nostri microfoni che alla base ci sarebbe il cosiddetto “principio di cautela“, una questione che ha a che fare con l’annoso problema del palinsesto normativo italiano.
Troppe norme, troppo articolate, troppo sovrapposte, ognuna dice tutto e il contrario di tutto: è per evitare sanzioni penali che spesso vengono intraprese scelte che anziché essere guidate dal buon senso sono indirizzate verso le conseguenze meno rischiose. Una cosa che naturalmente in un paese civile non dovrebbe mai e poi mai verificarsi.
Tutti i dettagli sono in questa intervista. Ecco cosa ha detto il Prof. Enrico Michetti a Stefano Raucci.
“Hanno fermato il vaccino Astrazeneca in osservanza a un principio di cautela, principio che è dettato da un sistema normativo che purtroppo è frustrante. Ci troviamo di fronte a una giungla legislativa. Per cui il funzionario pubblico non si assume più responsabilità perché dietro c’è una legge penale che ti colpisce. Dunque si adotta non la decisione più coerente e più logica, quella di buon senso, si utilizza quella meno rischiosa. Il paese piano piano sta andando verso una paralisi, questo è il problema vero.
Dicono che in Inghilterra hanno fatto tutto in maniera più semplice, certo perché in Italia abbiamo 160 mila norme spesso contraddittorie e di difficile interpretazione che si accatastano una sull’altra. Questo preoccupa il funzionario pubblico che rimane inerte finché possibile e i sindaci respirano questa ipocrisia di fondo. Tutti attendono un governo che faccia la cosa più importante: ridurre il palinsesto normativo di 10 volte. Che faccia in modo che torni a essere un palinsesto normale.
Il digitale non serve assolutamente a nulla perché riflette il palinsesto normativo. Qualunque Presidente del Consiglio vada là si occupa di tutto tranne che di quello che serve: semplificare non è il digitale, è disboscare il palinsesto normativo”.