Se proviamo ad analizzare le varie organizzazioni che formano quello che definisco il “cartello finanziario internazionale”, ne troviamo di diverse, divise per competenze e sfere d’influenza.
Dal Bilderberg, che raggruppa membri di Europa e America, alla Commissione Trilaterale, che include anche il Giappone, al CFR (statunitense): fondamentalmente gli scopi di queste organizzazioni sono comuni.
Vogliono fare cartello per sbaragliare la concorrenza.

Il vero problema è che la concorrenza, per queste organizzazioni, è rappresentata dai popoli, dalle democrazia, dalle costituzioni, dai diritti sociali, dalle conquiste salariali, dalle rivendicazioni dei lavoratori.
I membri di queste organizzazioni sono anche spesso in concorrenza tra loro: capita per esempio che nello stesso gruppo troviamo gli esponenti di due potentati bancari che si fanno la guerra sui mercati, o di due multinazionali concorrenti.
Però quando si tratta di dover unire le forze per la conservazione del loro potere e dei loro oligopoli contro i popoli e le regole democratiche che ne minano gli interessi, allora si uniscono.
Questa strategia ricorda un po’ quella dei clan cammorristi, o di quelli mafiosi, dove ci si fa la guerra per spartirsi i territori ed i traffici illeciti, ma quando il nemico è l’intervento dello Stato o della magistratura, fanno fronte comune.

Una strategia da sempre vincente, sia che la si applichi alle organizzazioni del capitalismo speculativo, sia che la si applichi alle organizzazioni della malavita.
Gli unici che non hanno ancora capito che l’unione fa la forza quando c’è un nemico comune che va oltre le divisioni delle singole parti (il famoso “ubi major, minor cessat“) sono proprio i popoli. Al cartello finanziario ci opponiamo divisi, ognuno col proprio partitino, ognuno col proprio movimento.

Abbiamo ad esempio Italexit, che però non si unisce a Vox Italia, abbiamo questo o quel blogger che non dialoga con l’altro ecc…
Questo perché continuiamo a pensare che quel partitino che ha le nostre stesse idee possa in qualche modo sottrarre consenso al nostro. Voi avete mai visto tutti i leader dei partiti sovranisti, tutti i blogger di controinformazione, tutti i giornalisti liberi, tutti i movimenti popolari riunirsi in un albergo per una convention? Mai.
Ognuno si fa la propria riunione, ognuno si fa la propria lista di iscritti e l’altro viene considerato un competitor: anche se il nemico è comune.
Ma vogliamo opporci davvero a questo sistema? Allora dobbiamo usare le loro regole, perché sono loro che continuano a piazzare colpo su colpo.

Allora deve nascere un fronte popolare di opposizione a questo sistema. Non un partito, non un movimento, non un leader. Un fronte popolare.
I leader dei vari partiti, i blogger, gli opinion leader, devono riunirsi tra di loro; non ognuno col proprio gruppo. Bisogna creare – permettetemi la metafora – il “Bilderberg dei popoli”, la risposta del popolo al cartello finanziario.
Dobbiamo scegliere anche noi le menti migliori, i più carismatici, i più visibili, e farli entrare nelle istituzioni, nei partiti, nei media, esattamente come fanno loro.
Questi gruppi di cui parlo non sono gruppi onnipotenti che guidano il mondo, che qualcun vorrebbe far credere. Sono semplicemente organizzazioni che portano avanti interessi privatistici ed elitari e che non trovano alcuna opposizione sul loro cammino, per questo riescono a realizzare i loro programmi, perché i loro competitor sono concentrati a farsi la guerra tra di loro. Non a contrastare uniti il nemico comune.

Lancio dunque un appello: riuniamo tutti i leader che vogliono lottare per ridare potere al popolo, tutti i gruppi, l tutti i movimenti. Creiamo un fronte comune. Dimostriamo che “ccà nisciuno è fesso“.

La Matrix Europea, la verità dietro i giochi di potere – Con Francesco Amodeo