Con buona pace di Mario Draghi, prima o poi finirà anche la sua esperienza di Governo, e allora il successore di Mattarella non avrà scelta: si va tutti alle urne, pandemia o no, per la fine effettiva della legislatura.

E’ un lasso di tempo lunghissimo, quello che ci separa da un nuovo 4 marzo 2018, e le cose in politica – mai come questo momento – possono cambiare in modo repentino. L’abbiamo visto con il Movimento 5 Stelle, ma soprattutto con la Lega, che nel giro di una settimana si vede costretta a limare i proclami anti-euro in vista di una lunga collaborazione col Governo Draghi.

E’ certo però che prima o poi gli italiani torneranno ad esprimersi, per questo abbiamo chiesto al politologo Marco Gervasoni come cambieranno gli equilibri e cosa ne sarà delle varie forze politiche: Meloni rosicchierà voti alla Lega? Che ne sarà del Movimento 5 Stelle?
Tutte le risposte in questa intervista.

La svolta europeista della Lega

“Probabilmente questo sovranismo leghista era un po’ una vernice. Alla fine è emersa la vecchia Lega che era la Lega di Bossi, di Giorgetti ecc… un partito che sostanzialmente è quasi un sindacato del nord. Lo spostamento al sud di Salvini è sostanzialmente fallito. Di fronte a questo fallimento di trasformazione della Lega in un partito nazionale è sostanzialmente emersa la vecchia classe dirigente della Lega, che era europeista.

L’altro fattore è la sconfitta di Trump. Se non ci fosse stata la sconfitta di Trump io non credo ci sarebbe stato Draghi. La sconfitta di Trump ha costretto Salvini ad arrendersi a Giorgetti.
Per quanto riguarda la giravolta degli intellettuali sovranisti la cosa non mi sorprende: non c’è niente di meglio degli intellettuali per cambiare le carte in tavola.
Siamo in un paese in cui fino al 24 luglio 1943 molti intellettuali erano fascisti e il 26 luglio si erano iscritti al Partito Comunista”.

Il futuro dei partiti italiani

“Sicuramente Fratelli d’Italia aumenterà il proprio consenso, sia che Draghi faccia bene (ma non capisco come possa fare i miracoli) sia che faccia disastri. Ovviamente più fa disastri, più cresce Fratelli d’Italia. Mentre invece quelli del centrodestra che resteranno all’interno del Governo diventeranno sempre più una componente di centro, cioè adesso Salvini per tre-quattro mesi può fare il ‘pazzeriello’, dopo un po’ o esce dal Governo o si adegua totalmente: sarebbe un nuovo centrodestra in cui il centro sarebbe una Lega ridimensionata e Forza Italia (forse addirittura Forza Italia non ci sarebbe più) e ci sarebbe la destra rappresentata da Fratelli d’Italia che sarebbe forse il partito egemone di questa coalizione.
Sempre che regga, perché se poi viene introdotto il proporzionale, liberi tutti, nel senso che non c’è neanche più il centrodestra.

Sull’altro versante io vedo abbastanza probabile che i 5 Stelle diventino una sorta di succursale esterna del PD, questa cosa dell’intergruppo l’hanno chiesta loro. Quindi un PD molto diviso.
Infine se il progetto di Draghi riesce, si potrebbe formare un vero partito di Draghi. Ne parlava Renzi di una sorta di partito di centro in cui il riferimento sarebbe Draghi se andasse al Quirinale mentre Renzi ne sarebbe il riferimento politico spendibile.
Dopotutto Draghi se è lì deve ringraziare Biden, ma deve ringraziare soprattutto Renzi, anche se non è detto che – conoscendo Renzi – sia stato un regalo per Draghi. Potrebbe anche cominciare a sparargli addosso anche coi suoi riferimenti internazionali, perché in realtà Renzi è molto più potente che non il 2%”.