E’ un periodo, quello corrente, in cui occorre fare i conti anche con i virus della mente: come tenersene al sicuro?
Quali strategie adottare? Perché gli viene dedicata così poca attenzione mediatica?

Dall’inizio della pandemia è infatti aumentato l’uso di psicofarmaci in Italia: inutile sottolineare come ci sia più di un sospetto che la causa siano le restrizioni e le chiusure alternate.
Si sa, “mens sana in corpore sano“, ma non necessariamente le due cose si susseguono, e se sui contagi da coronavirus riceviamo numerose notizie quotidianamente, lo stesso non si può dire dell’epidemia psicotica, nevrotica e in qualche caso, anche depressiva che mette sotto il mirino alcune particolari fasce d’età.
La vita prima di tutto, è vero, ma vale la pena vivere una vita senza colori?

Lo abbiamo chiesto a ‘Un Giorno Speciale’ alla psichiatra Martina D’Orazio e al virologo operante in Svezia Rosario Leopardi: sentite cosa hanno detto ai microfoni di Fabio Duranti e Francesco Vergovich.

Leopardi: “I disagi sono destinati ad aumentare”

E’ difficile immaginare o stabilire cosa succederà ai bambini, ce ne sono alcuni che hanno superato momenti di crisi anche molto più gravi. La fascia che mi preoccupa di più non è questa, ma quella degli adolescenti. Vi ricordate quanto durava un anno quando eravamo ragazzi? Un anno durava un’eternità.
Questi ragazzi quindi vivono un’eternità in un girone infernale dantesco senza potersi vedere, chiusi in casa in una realtà virtuale che già in condizioni normali li sta danneggiando.

Poi c’è il caso di quelle famiglie di fascia di reddito inferiore che subiscono i continui lockdown. Se scende il PIL si abbassa il reddito di quelle fasce già a disagio e il disagio economico, checché se ne voglia dire, è disagio psicologico che porta a una serie di problemi più o meno gravi”.

D’Orazio: “Non gli stiamo insegnando come affrontare la paura”

La Svezia rappresenta un unicum al livello mondiale che si è opposto a questo trend, per cui credo che il problema del confronto con la paura sia il nodo centrale.
Gli adolescenti in questo momento non sono aiutati da nessuno a comprendere il modo in cui la paura possa essere affrontata. Il mondo gli manda questo tipo di messaggio: “La paura ti rende schiavo, quindi è qualcosa che non deve essere superato”, mentre invece sappiamo benissimo che la paura va superata, siamo qui per questo. Del coraggio abbiamo bisogno, altrimenti rimaniamo preda di una realtà nella quale continuiamo a subire limitazioni
“.