Più volte Ministro dell’economia e delle finanze nei Governi Berlusconi, Giulio Tremonti è uno dei più importanti economisti italiani. Voce autorevole che ha spesso messo in discussione il sistema globalista e le sue ripercussioni sulla società, ha terminato la sua esperienza nell’esecutivo non senza ombre e dubbi su quanto realmente accaduto.

Oggi, di fronte alla drammatica crisi economica in corso, non risparmia le sue accuse a chi ha costruito questo modello sfrenatamente globalista. Perché quello che stiamo vivendo è frutto non di errori ma di scelte precise. I responsabili “hanno nomi e cognomi” dice nell’intervista con Francesco Vergovich e Mauro D’Ambrogio.

“Per essere onesti quello che è successo e quello che può succedere dipende da fatti e da scelte che sono state fatte nel passato recente, negli ultimi 30 anni… da quando ha avuto inizio la globalizzazione. Questa non poteva essere fermata – da quando è caduto il muro – ma poteva essere fatta con tempi e modi più lunghi e saggi. Ma così non è stato. Io trent’anni fa dicevo di fare attenzione perché la Cina era troppo veloce e bisognava conservare i dazi: io non volevo bloccare il processo, ma il processo non poteva essere fatto in tempi così brevi.

Se si vuole avere un’idea di quello che è successo e di chi ha governato questo processo – e che ancora adesso insistono e predicano – diciamo che tutto questo non è avvenuto per caso ma per colpe… troppi ancora negano i fatti e nascondono le colpe. Il problema ora non è tanto dare la colpa a qualcuno ma oggettivamente capire cosa è successo… un disastro. Questo disastro ha avuto un nome, un cognome e un indirizzo.. a partire dagli Illuminati per arrivare a quelli che predicano ancora adesso: finanzieri, banchieri, che si presentano come salvatori ma che in realtà sono la causa di tutto questo casino.

Detto questo, io ricordo nel 2008/2009 al Governo si doveva o pensava di poter fare qualcosa, purtroppo i miei colleghi dicevano che bastava giostrare la finanza e poi tutto andava apposto. La mia posizione era che non bastava giostrare la finanza perché comunque qualche tipo di crisi diversa, successiva, sarebbe venuta ed in effetti è venuta. Io credo che non se ne esce se non si introducono delle regole nella produzione dei beni e servizi. Non può reggere un mondo globale che sta in piedi perché sopra c’è la regola che non ci sono regole e sotto le regole degli Stati che non contano niente. Non è un sistema che regge, o si fa qualcosa o tornerà un’altra crisi… un’altra crisi che arriverà dalla finanza, c’è un enorme bolla che prima o poi esplode”.