Gigi Proietti nel cuore, nell’anima, nei ricordi, nelle citazioni dotte come in quelle più scollacciate; nei modi di dire e nelle battute che ogni volta incorniciano e incorniceranno ogni momento della nostra vita. Una vita che ora andrà avanti senza uno dei pochi giganti che ci erano rimasti, per ripararci alla loro ombra dalla volgarità e soprattutto dalla banalità quotidiane. 
La Roma onora uno dei suoi tifosi più degni e più attaccati con la fascia nera al braccio: stavolta non è soltanto un protocollo da rispettare; stavolta è il simbolo di un sentirsi orfani, oltre che addolorati, per i romanisti di tante generazioni. 

È la terza volta che, prima ancora di soppesare qualità e limiti dell’avversario, ci troviamo a riflettere su quelle che sono le scelte di Fonseca in relazione all’impegno. 

Perché un conto sono le dichiarazioni ufficiali della vigilia, di prammatica se non addirittura scontate; un conto sono, poi, i nomi che si leggono sulla distinta ufficiale. E da quello si capisce il peso che tecnico e società attribuiscono all’impegno. Quindi riecco Borja Mayoral in attacco, ovviamente Pau Lopez tra i pali, si rivede Fazio nella triade difensiva, un Villar ricco di personalità e a volte osé nell’assunzione di rischio tra mediana e trequarti.

Gli uomini di Dan Petrescu, teoricamente l’ostacolo più probante del girone, si rivelano invece i più arrendevoli, soprattutto in ragione e per colpa del momento che stanno attraversando, a cominciare dal tecnico, praticamente in via di autoesautorazione. 

Potremmo dire che comincia subito la partita della Roma e finisce nello stesso momento quella del Cluj. Come se col gol di Mkhitaryan, che colpisce di testa indisturbato, l’attuale fragilità emotiva di Deac e compagni prenda definitivamente corpo.

Rotazioni, messa a punto della preparazione o del definitivo recupero di qualche titolare, vedi Smalling. 
In vetrina, la doppietta e il sorriso ritrovato di Mayoral, una incertezza palesata da Pau Lopez, il giovane Milanese assist – man per un Pedro delude, il fatto che il Girone A stasera abbia trovato il padrone definitivo. 

Paolo Marcacci