Da più parti e da più voci arrivano le denunce contro un sistema di prevenzione e cura nei confronti del covid che sembra essere andato in tilt. Dall’aumento di persone sintomatiche e asintomatiche scaturisce la maggiore richiesta di tamponi. Da questa ne conseguono le file crescenti per l’attesa del test. E dall’attesa del test deriva un isolamento domiciliare che si prolunga con incertezze e senza informazioni.

Una testimonianza, di questo cortocircuito che si è venuto a creare, l’ha fornita Andrea Bozzi, giornalista e artista, intervenuto ai microfoni di Luigia Luciani e Stefano Molinari.

Ecco il suo commento a “Lavori in corso”.

“Migliaia di persone in attesa dei tamponi”

“Intanto mi è andata bene: sono uno di quelli che ha avuto ‘soltanto’ qualche giorno di febbre con forti dolori muscolari. Poi dal tampone sono risultato positivo, non ho avuto complicazioni e sono in isolamento domiciliare per più di tre settimane.

Il Governo non a caso ha introdotto questa norma perché dice: dopo ventuno giorni, in assenza di sintomi da almeno una settimana, tu puoi uscire dall’isolamento. Qui ci sono migliaia di persone che stanno a casa ad aspettare non più 48 ore ma 10-12 giorni il risultato dei tamponi. E nel frattempo passano i 21 giorni di isolamento domiciliare”.

“Sistema lento, che fa acqua da tante parti”

Il sistema fa acqua da tante parti. Tante, tante, persone stanno a casa isolate e senza notizie. La gente deve pure lavorare. Le persone sono purtroppo angosciate. Stanno a casa quasi costrette a fare un’autodiagnosi. E’ chiaro che uno reagisce in un certo modo alla positività.

Il sistema è lento, complica le cose e lascia le persone in balia di sé stesse. Stiamo parlando di qualcosa che vi assicuro e difficile da far comprendere. I primi operatori del front desk della Asl mi dicevano ‘no no, lei deve fare un altro tampone, poi un altro, poi un altro ancora’. Ma le cose non stanno così”.


ISCRIVITI AL NOSTRO CANALE YOUTUBE

LEGGI ANCHE: