La seconda ondata di Coronavirus ha posto non pochi dubbi riguardo la gestione dell’emergenza da parte del Governo. Il paese rimane diviso in zone che, secondo i dati, passano da gialle ad arancioni con molta facilità.

Aumento della curva dei contagi, ospedali al collasso e Pronto soccorso stracolmi: è così che stiamo vivendo questa nuova fase dell’emergenza sanitaria, secondo le notizie riportate quotidianamente dai media. I nostri politici hanno fatto davvero il possibile per evitare una nuova crisi all’interno delle strutture sanitarie? Perché ci troviamo, di nuovo, ad affrontare blocchi ospedalieri e mancanza di personale sanitario?

“Di fronte alle nostre inchieste, che hanno evidenziato delle difficoltà a chi aveva il compito di addrizzare, ho trovato il silenzio delle istituzioni”. Con queste parole Sigfrido Ranucci, giornalista e conduttore di Report, ha evidenziato l’indifferenza da parte del Governo di fronte non soltanto alle richieste di vederci più chiaro sul proprio operato, ma anche alla moltitudine di proposte risolutive presentate spesso dalla redazione.

La questione, racconta ancora Ranucci ai nostri microfoni, non riguarda solo il presente: c’era la possibilità di individuare il virus e di agire tempestivamente molto prima di quanto non sia stato fatto. “Siamo stati sommersi da uno tsunami quando eravamo già sommersi di Covid”, queste le parole del conduttore per spiegare la vicenda.

A “Un giorno speciale” Antonio Guidi e Francesco Vergovich ne hanno parlato con Sigfrido Ranucci, chiedendo anche qualcosa in più sul dietro le quinte e sulla vita del conduttore. Ecco cosa ha detto.

“Sappiamo che la guerra grande tra regioni che devono diventare gialle o arancioni è la guerra dei dati. Se tu fai una sorta di concorso a premio come puoi immaginare che le regioni che hanno a che fare con le loro sacche imprenditoriali e di protesta non barino sui dati?

Abbiamo tirato fuori la vicenda sulle discoteche in Sardegna. Il Comitato tecnico scientifico non aveva mai espresso un parere favorevole a differenza di ciò che si dice. Ma torneremo lunedì a parlarne. Lo Stato, almeno sulle cose fondamentali, dovrebbe avere la gestione complessiva dei dati. Come fai a capire che è in atto un epidemia di polmonite se non sai dove e quanti casi ci sono?

Siamo stati sommersi da uno tsunami quando già eravamo piedi di Covid e non lo sapevamo, dovevamo ringraziare i cinesi che il 30 gennaio avevano scelto Roma come meta turistica. Cercavamo il virus con il link epidemiologico, in realtà eravamo pieni.

Noi non ci limitiamo alla denuncia, facciamo delle proposte positive, come la sanità digitalizzata. Ci sono già alcuni reparti in Italia che funzionano in maniera informatizzata, avevamo provato a simulare su larga scala nazionale che cosa sarebbe successo. Come chi ha la possibilità di fare la telemedicina e monitorare alcune patologie a casa o anche la possibilità di curare già al Pronto soccorso la persona nell’immediato avendo i dati già digitalizzati.

Non è stato adeguato un piano pandemico, non tuteli di fatto le persone più fragili. Il risultato è proprio quello che abbiamo sotto gli occhi.

Facendo un’inchiesta Giulio Valerini aveva visto che c’erano dei ricercatori italiani che avevano scoperto che il virus a Milano compariva nelle acque reflue già nel dicembre del 2019. L’ISS conserva le acque reflue per alcuni mesi, ma allora io dico: una volta che è scoppiata l’emergenza internazionale a dicembre, perché non cominciare a cercare subito nelle acque reflue se hai questa possibilità? Ponendoci queste domande uno un domani può mettere in piedi dei rimedi

Stiamo vivendo momenti di guerra. La cosa che ha fatto più male è che di fronte alle immagini delle bare di Bergamo e dei malati in terapia intensiva, di fronte alle nostre inchieste che hanno evidenziato delle difficoltà a chi aveva il compito di raddrizzarle, ho trovato il silenzio delle istituzioni. Non è una porta sbattuta in faccia a Report ma agli spettatori che pagano il canone, a tutti quei malati, i morti e a quelli che stanno soffrendo. Le stesse persone, poi, che trovano vetrine su altre parti. Questa è una cosa che mi fa male e anche un po’ schifo”.


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