Ieri sera si è registrato l’ennesimo discorso del Vis-Conte dimezzato. In questo caso si è trattato di un discorso al Senato, che merita di essere celermente analizzato per 3 punti che lo hanno caratterizzato.

In primo luogo Conte ha ribadito con enfasi che ci troviamo nel bel mezzo di un’emergenza che si sta intensificando. Ci stiamo dirigendo verso la fase 4.

Il secondo punto riguarda ancora una volta la messa a punto del paradigma securitario. In nome dell’emergenza sanitaria occorre di necessità ridurre le libertà e i diritti.

Si è creata un’oscena gerarchia tale per cui il diritto alla salute può mettere in secondo piano gli altri diritti fondamentali. Come la libertà di movimento, la libertà di assemblea, la libertà di iniziativa.

Terzo punto del discorso di Conte è l’insistenza sul ruolo della transizione. “Don circostanza” Giuseppe Conte dà per scontato che sia in atto un rimodellamento, che non si possa tornare alla vecchia modernità e che dunque si stia scolpendo il nuovo volto dell’Italia che verrà e che pure ancora non conosciamo.

“Non possiamo tornare indietro”, dice Conte che nel suo discorso ha implicitamente citato le parole del top manager Vittorio Colao: “il mondo di ieri non esisterà più, accompagnare la transizione“. Non vi è da stupirsi: questo Governo rappresenta gli interessi della classe dominante, del blocco oligarchico neoliberale. Conte cita non per caso Vittorio Colao.

Questo Governo dipende dal nuovo ordine e ha il compito di attuare il transito verso il nuovo modello mediante un golpe globale.

RadioAttività, lampi del pensiero quotidiano con Diego Fusaro


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