Il Re delle trattative. Gianluca Di Marzio ed il suo ‘Grand Hotel Calciomercato’. Il libro racconta aneddoti, retroscena e spunti inediti del mercato più folle del mondo.

Figlio d’arte (Gianni infatti è stato allenatore di Napoli, Catanzaro, Cosenza e Lecce tra le altre) e noto giornalista di Sky. Il suo modo di raccontare gli affari tra calciatori e società ottiene consensi ormai unanimi tra tifosi e semplici appassionati.

Gianluca Di Marzio appunto ha inaugurato ‘Speciale Calciomercato’, la nuova rubrica di ‘Radio Radio’

Le lacrime per la morte di Maradona

“In trasmissione a Sky inizialmente mi ero trattenuto. Poi mi son visto la foto di mio padre e Maradona nel monitor e non ce l’ho fatta più. All’inizio mi ero dispiaciuto di essermi lasciato andare. Poi ho ricevuto una miriade di messaggi, come per nessun’altra notizia di calciomercato, di gente che diceva: ‘Le tue lacrime erano le nostre, sei riuscito a farci sentire lì insieme a te a piangere Diego’. Mi ha fatto piacere essere riuscito a trasmettere, con quelle lacrime spontanee, l’emozione e la tristezza di tutti quelli che stavano seguendo in quel momento la televisione”.

Quale è stata la prima cosa che ha visto Gianni Di Marzio di Maradona quando si è recato in Argentina per visionarlo?

“Del talento credo sia superfluo parlare. Quella sorta di provino è durato un quarto d’ora. Tra l’altro erano in compagnia di mio padre due colleghi giornalisti. Già solo il pensiero che Gianni Di Marzio allenatore del Napoli va a vedere un giocatore, che gli è stato segnalato, e si porta due giornalisti. Oggi credo che non succederebbe mai una cosa del genere. Tra l’altro erano giornalisti importanti e romani che avevano rapporti con le due società capitoline. Infatti papà fece uscire Maradona dal campo praticamente subito perché aveva paura che uno dei giornalisti da lì chiamasse il Presidente della Lazio. Forse l’ha colpito questa rabbia che Maradona aveva già dentro per la mancata convocazione di Menotti per il Mondiali del ’78. Poi quando papà è ripartito per l’Italia Diego gli disse: ‘Non ti dimenticare di me’. Quindi secondo me ha colpito l’umanità di questo ragazzo che voleva andare in Europa per aiutare la sua famiglia”.

La grandezza sportiva di Maradona


“Non è stato sicuramente un santo, anzi. Altrimenti sarebbe ancora vivo. Ma ha fatto del male soltanto a se stesso. I suoi vizi, la sua rincorsa verso emozioni anche negative erano per se stesso. Lui non ha mai fatto del male a nessuno dei suoi compagni o dei suoi avversari. Era amatissimo dai compagni e stimatissimo dagli avversari, che non riuscivano a fermarlo. Se ha fatto del male a qualcun altro, forse all’inizio a suo figlio Diego Junior. Nel non riconoscerlo per tanti anni sicuramente gli ha provocato sofferenza e dolore. Tutto poi cancellato da quell’incontro successivo e da quegli ultimi anni in cui padre e figlio si sono ritrovati, come era giusto che fosse”.

Ti senti precursore di un calciomercato sempre più seguito tra tv e social?

“E’ il mondo della televisione che è cambiato. Della televisione e poi dei social. Forse  io ho sdoganato l’utilizzo del telefonino in diretta. Penso di avere salvati in rubrica circa 3-4 mila numeri. Non è merito mio ma del sistema televisivo di calciomercato, quindi di Sky e dei social. Pensiamo solo al fatto che i tifosi del Napoli nel 1984 non sapevano che Maradona era stato acquistato. Anzi si era sparsa la notizia che il contratto non fosse stato firmato in tempo. Soltanto la mattina dopo, leggendo i giornali, seppero che Maradona era stato acquistato dal Napoli. Oggi invece lo sai dopo un secondo. L’acquisto di Maradona fu un affare di Stato, perché praticamente fu finanziato dalla Banca d’Italia”.

Cosa è per Gianluca Di Marzio il calciomercato?

“E’ un impegno costante h24. Basta chiedere a mia moglie che mi vede talmente poco a casa. Noi abbiamo anche la fortuna di stare a Milano e il calciomercato si fa qui negli alberghi. Quindi invece di stare in redazione vai nei ristoranti o negli hotel. Poi se ti vedono sempre cominciano a fidarsi. Per me il calciomercato è adrenalina, è sete di curiosità di sapere quello che succederà. Poi c’è la responsabilità di entusiasmare i tifosi, oppure deluderli quando un affare non si conclude. Per quello sto molto attento al linguaggio. Cerco di essere realista e di far sognare meno”.

L’importanza del rispetto della fonte

“E’ importantissimo. Vedo che all’estero succede un po’ di meno. Quasi a voler giustificare ai tifosi che loro hanno avuto l’informazione diretta. Io non l’ho mai fatto. Sicuramente la verifichiamo tante volte con i club. Certo, poi ogni tanto di mandano fuori strada. Nel libro dico che il più bugiardo è Fabio Paratici perché capitò tante volte che mi ha smentito cose che poi si sono rivelate vere, anche poco prima della firma”.

La più grande ‘storta’ su una determinata trattativa?

“Mi è capitato all’inizio. Non ricordo se fosse 2004 o 2005. Ero appena arrivato a Sky e c’era Bobo Vieri che stava per tornare alla Juventus, con un braccio di ferro tra bianconeri e Milan. C’era il procuratore di Vieri Sergio Berti che non amava molto i giornalisti. Lo fece apposta e fece filtrare la notizia che l’affare Vieri-Juve fosse praticamente fatto. Questo lo fece per svegliare il Milan. Noi la sera siamo usciti con Vieri alla Juventus. Il giorno dopo all’una è stato ufficializzato al Milan. Io volevo morire”.

Quali affari avrebbero cambiato la storia del calcio italiano?

“Beh sicuramente Falcao e Van Basten alla Fiorentina. Loro avrebbero reso la squadra viola fortissima. Sono stati retroscena di mercato per una Fiorentina che avrebbe potuto vincere di più. Van Basten è stato il caso più eclatante perché aveva praticamente già firmato. A casa di Claudio Nassi, direttore sportivo dell’epoca, c’è proprio il contratto con la firma. Poi fu la Fiorentina a tirarsi indietro. Come Lewandowski al Genoa. Era tutto fatto ma a un certo punto Preziosi passa e dice: ‘No, me l’aspettavo più alto”.

Il cameriere da Londra che scrive della trattativa per portare Tevez alla Juventus

“Questo cameriere mi scrisse di notte dicendomi che nel suo ristorante di Londra, che era chiuso, c’era un tavolo riservato soltanto per Tevez, Marotta, Paratici, Conte, Kia Joorabchian e Calenda. Il lavapiatti era italiano, tifoso juventino che seguiva il mio sito. Paratici voleva ammazzarmi. La mattina mi ha chiamato impazzito”.

Quale trattativa di rilievo è saltata in questa sessione di mercato?

“Matic alla Fiorentina. Prima del rinnovo di Matic con il Manchester United, la Fiorentina aveva provato a prenderlo a scadenza. Poi Matic ha deciso di rinnovare con lo United. Il nome per la panchina viola era quello di De Rossi. Poi non c’erano i margini per prendere in tempo il patentino e tutto è saltato”.

Cosa ti aspetti dal mercato di gennaio?

“E’ un mercato che è sempre stato difficile, quest’anno ancora di più. Perché non ci sono soldi e ci sono grandi difficoltà per tutti. Le mancate entrate sono sotto gli occhi di tutti. In più ci sono problemi di lista, problemi di indice di liquidità. Basti pensare alle difficoltà trovate dalla Lazio per tesserare Fares, da diversi giorni chiuso. Quindi o si fanno scambi di prestiti, o si fanno operazioni particolari. Però non sarà facile. Credo che il tormentone di gennaio sarà Milik. Quando c’è un giocatore come lui, che si può prendere a condizioni tutto sommato favorevoli, è chiaro che sarà il pezzo interessante di questo mercato in Italia o anche all’estero. Lui vorrebbe un contratto da svincolato. Il Napoli chiede 18 milioni ma tanto poi scenderà”.

Pierluigi Lantieri