L’intervento del Senatore della Lega Massimiliano Romeo in risposta al Presidente Conte nel corso della 271a seduta del Senato.

“Signor Presidente del Consiglio, lei ha dichiarato che l’interlocuzione con il Parlamento è fondamentale; bene, il modo migliore per dimostrarlo è rendere consultabili a tutto il Parlamento le relazioni del comitato tecnico-scientifico. Non quattro mesi dopo, in tempo reale, Presidente, perché lei prende delle decisioni sulla base di dati che ha solo lei. Anche noi abbiamo il diritto di sapere; ci saranno degli studi che indicano dove i contagi sono più forti, se in piscina, nello sport, nei teatri, nei centri commerciali, nelle scuole, sul trasporto pubblico. È una questione di trasparenza e di chiarezza che può aiutare noi dell’opposizione, ma anche tutto il Parlamento a capire come vanno le cose. Anche perché sono mesi ormai che inseguite il virus che, come sempre da un po’ di mesi a questa parte, ha circa almeno tre settimane di vantaggio su quello che si decide in Italia, ma anche in Europa.

A proposito dell’Europa, non c’è una strategia europea anti-Covid; recovery fund ancora in alto mare, ma soprattutto non c’è un piano B; siamo tutti ad attendere un vaccino che non si sa quando arriverà, quando sarà distribuito a tutti e quali effetti eventuali potrà avere. Ci vuole un piano B che tutta Europa non ha.

Altra questione; lei dice, Presidente, che serve alleggerire gli ospedali. Certo, siamo tutti d’accordo. Presidente, la comunicazione è un aspetto fondamentale. Dobbiamo svuotare i pronto soccorso da tantissima gente che ci va, che non ha bisogno, che potrebbe essere curata a casa, ma che è terrorizzata dai messaggi mediatici quotidiani. Ieri è stato fatto dalla televisione pubblica un servizio horror su Monza e la sua Provincia, perché risulta essere la seconda Provincia per aumento di contagi. Tutti che chiamavano terrorizzati, chiedendo se stavamo bene, cosa succedeva e cosa stava accadendo. Non è questo il modo di fare comunicazione. La gente va rassicurata, soprattutto mettendo in atto anche una parola che in questo Paese nessuno vuole usare e che nessuno capisce: prevenzione.

Basta terrore, nessun negazionismo, ma basta terrore e allarmismo perché si può con cure e tamponi a domicilio e naturalmente, come è stato detto da tutti, con il coinvolgimento dei medici di base non rendere tutto “ospedale centrico” come cura.

Mi soffermo quindi su un’ultima questione. Lei ha detto che farete tutti gli sforzi a sostegno del lavoro. Benissimo, visto che con il nuovo DPCM (e anche con quello vecchio) sostanzialmente molte attività saranno costrette a chiudere e molte hanno già chiuso, ed è stato detto che sarà fatto un nuovo decreto ristori, venite allora in Assemblea a proporre un nuovo scostamento perché tanto è di quello avrete bisogno. Non sono i giochini di Gualtieri, che tolgono da una parte e mettono dall’altra, che risolveranno i problemi. Soprattutto non chiamiamolo decreto ristori perché ristoro significa che il danneggiato deve ricevere quello che lo Stato sostanzialmente gli dà; bonus o mancette. Chiamiamolo decreto indennizzi, perché per la legge italiana indennizzo significa che il beneficiario ottiene quello che ha perso, né più né meno. In Germania, alle aziende sotto i 50 dipendenti hanno dato il 75 per cento degli incassi relativi al mese di novembre dell’anno precedente. Questo è quello che fanno in Germania e negli altri Paesi. E poi, che si comprendono tutte le categorie, non solamente alcune, perché c’è tutto il mondo dell’indotto che ruota intorno alle tante attività che devono purtroppo chiudere, tutte le filiere, quella agroalimentare in particolare.

In conclusione, Presidente, serve un cambio di marcia. Non si può continuare così, perché altrimenti lo scontro non aumenterà solo nelle piazze, ma si radicalizzerà anche tra le varie forze politiche e nella stessa politica. A quel punto, Presidente, si dovrà prendere tutte le responsabilità di quello che potrebbe accadere e poi magari il suo peggior incubo rischia davvero di concretizzarsi. Ve lo diciamo, non dite poi che non ve l’avevamo detto, perché chiaramente queste parole resteranno agli atti”.


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