Se nessuno esce, chiude il locale, se chiude il locale, chiude il fornitore, se chiude il fornitore una famiglia non ha da mangiare. E’ il cerchio della vita ai tempi del coronavirus, cerchio che si fa sempre più stringente all’alba del nuovo Dpcm.
E se vi dicessimo che un’alternativa esiste? Se ci fosse una possibilità di tornare a una normalità anche solo apparente?

A quanto pare sì, lo ha spiegato a ‘Lavori in Corso’ il Prof. Giovanni Di Perri, la cui idea più che dalla mente di un virologo, sembra partorita da un economista: test rapidi da mostrare come patente.
Si tratterebbe di tamponi fatti poco prima dell’uscita a ristorante, della visita ai parenti o della cerimonia religiosa di vario genere: tutto possibile con cinque giorni di fiducia da parte delle ASL e dei vari enti sanitari. Un filtro che garantirebbe quel minimo di sicurezza necessaria per non dover costringere tutti a chiudere prima e nessuno a vivere, almeno un po’, come prima.
Ecco l’intervento del virologo a ‘Lavori in Corso’.

La fonte dei contagi

A scuola non sta succedendo quasi niente in termini di contagio, succede nelle case.
Il bimbo arriva a scuola positivo perché il padre e la madre sono andati in un locale condiviso con altre famiglie o a casa di qualcuno. In un momento in cui le infezioni stanno aumentando, qualche rischio c’è: mettiamoci questa benedetta mascherina, stiamo attenti a chi frequentiamo e andiamo in questa direzione.

Test rapidi: la soluzione per tornare a vivere

C’è una serie di vuoti che in estate potevamo soddisfare, come la disponibilità dei tamponi, lo sviluppo di strategie che potesse avvicinare le persone per fare il tampone.
Stima facendo ora 133mila tamponi al giorno, un grosso sforzo che secondo me dobbiamo incrementare ancora.

Come? Che cos’è che fa girare l’economia e fa spendere dei soldi?
Magari venti ristoranti si affiliano a un laboratorio che fa il tampone rapido. Quando prenoti il ristorante ti prenotano anche un tampone e magari te lo vengono a fare a casa. Il tampone poi si mette direttamente nel conto del ristorante, tu entri e mangi in santa pace: questo si può applicare anche ai viaggi. Bastano 10 euro, basta un po’ di imprenditorialità e lo Stato magari ci può mettere qualcosa, perché sono comunque diagnosi che doveva fare lui.

Bisogna in qualche modo riapre, dare un po’ di fiducia e muoversi su quello che la gente chiede. La gente in questo momento chiede di essere negativa e di poter vivere“.


ISCRIVITI AL NOSTRO CANALE YOUTUBE

LEGGI ANCHE: