Amministrative Roma, parla il candidato Tobia Zevi ► “Ecco qual è il mio sogno per la Capitale”

Due step quinquennali, un insieme di piccoli municipi-comuni e un “ultimo sindaco”. La ricetta per risollevare Roma da parte di Tobia Zevi è dettagliata, ma essenziale: “Si facciano poche cose, ma bene“.
Mentre il centrodestra fatica ancora a trovare nomi per il Campidoglio, il giovane attivista dem si è fatto sotto già dal 16 agosto, iniziando una campagna elettorale per farsi conoscere e soprattutto “conoscere Roma”, città che non si smette mai di conoscere. Neppure per chi, come lui, c’è nato.

Anche per questo la macchina amministrativa romana sembra essere la più complessa in Italia. Una struttura che per Zevi non può continuare con la linea di questi anni, che il candidato esemplifica in un esempio: “Stiamo sempre a parlare di Recovery Fund, giustamente. Virginia Raggi ha proposto un piano sul Recovery Fund che è vergognoso“.
10 slide con un excel di 159 progetti per 25 miliardi con una organizzazione “approssimativa, senza un indice, senza una gerarchia. Una roba vergognosa“.

Nonostante la laurea in Lettere e Filosofia lasci pensare a un animo artistico, Zevi si definisce preciso, e in effetti sembra esserlo anche quando parla del suo progetto “L’ultimo sindaco di Roma“.

Una sorta di golpe per depotenziare il Campidoglio? No, ma uno spostamento del potere verso i municipi, i quali diverrebbero a tutti gli effetti dei piccoli comuni all’interno della città: più mansioni, più responsabilità.
E il Campidoglio? Si occuperebbe della macroarea della città metropolitana.
Una ricetta con pochi ingredienti, ma essenziali per realizzare quello che Zevi chiama “Il suo sogno”: “Io vorrei che tra 5 anni un ragazzo o una ragazza che oggi ha 10 anni meno di me (quindi avrà 25 anni) non debba andar via dalla Capitale per avere un’opportunità. E’ così che una città muore“.

E il centrodestra?
Può sembrare assurdo, ma mi auguro che a destra tirino fuori un bel candidato“.
Ecco l’intervista completa a ‘Lavori in Corso’