Le gloriose giubbe gialle sono nuovamente scese in piazza a Parigi nel fine settimana appena trascorso. In piazza, ancora una volta, per opporsi fermamente alle asimmetrie della globalizzazione mercatista.

Le giubbe gialle si oppongono alla globalizzazione e rivendicano maggiori diritti sociali, maggiore presenza dello Stato sovrano, in sostanza si oppongono fermamente a tutti i punti salienti del mondialismo mercatista. È per questo che a differenza di molti dissidenti conservativi amici dello status quo, da Carola Rackete a Greta Thunberg, dalle Sardine a tutte le altre forme di dissenso che rafforzano l’ordine dominante, non vengono celebrate sulle prime pagine dei rotocalchi, non vengono osannate nelle prime serate televisive. Al contrario vengono demonizzate, ostracizzate, diffamate senza posa.

Presentate ora come antisemite, ora come violente, è del tutto evidente il perché: si tratta di un movimento non conservativo, ma che anzi va a colpire al cuore stesso l’ordine della mondializzazione capitalistica.

Ebbene, ancora una volta in questo fine settimana le giubbe gialle sono state represse, diffamate e in molti casi, apprendiamo, anche arrestate. Con una motivazione davvero particolare in questo caso: violavano, è stato detto, la norma del distanziamento sociale e del divieto di assembramento.

Occorrerà chiedersi, in tutta onestà, se si tratti in questo caso di una norma sanitaria o di una norma politica strettamente autoritaria. Possiamo formulare diversamente la prospettiva: il divieto di assembramento è in questi casi una norma sanitaria volta a proteggere la salute o è una norma squisitamente autoritaria volta a delegittimare, dietro la parvenza di un discorso sanitario, la protesta politica, la riorganizzazione dal basso contro l’ordine mercatistico?

Le giubbe gialle lo sappiamo si oppongono all’ordine dominante e vengono diffamate e ostracizzate. Curiosamente ieri si parlava con entusiasmo sui principali giornali delle manifestazioni di piazza in Bielorussia contro Lukashenko. In quel caso non si faceva nessuna menzione del divieto di assembramento e delle norme del distanziamento sociale. Come se non fossero mai esistite.

Possiamo allora ricavarne una lezione. Il fabula docet è che come tutti i regimi anche quello del capitalismo terapeutico delegittima gli assembramenti e le assemblee che ne mettono a repentaglio la tenuta e favorisce le adunate oceaniche funzionali alla tenuta del sistema egemonico. È per questo che le giubbe gialle vengono diffamate e chi scende in piazza contro Lukashenko viene anzi celebrato come un eroe.

Possiamo ribadirlo una volta di più: il capitalismo che rivelava segni di cedimento strutturale a livello di consenso, e di tale cedimento erano e sono manifestazione evidente le giubbe gialle, doveva darsi una svolta autoritaria per poter conservare e gestire il dominio in assenza del consenso o se si preferisce con un consenso calante. Se viene meno l’egemonia, che è dominio più consenso, se resta quindi solo il dominio senza consenso allora è necessario reprimere il dissenso e ristrutturare autoritariamente il rapporto di forza.

È ciò che sta accadendo con il Covid-19.

RadioAttività, lampi del pensiero quotidiano – Con Diego Fusaro


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