Ancora quattro giorni e le scuole riapriranno le loro aule ai loro studenti. Tante non sono ancora pronte, nonostante le promesse e le parole del governo e nonostante tutti gli sforzi fatti dagli operatori scolastici. Con il rischio di possibili contagi, cosa succederà?

Mario Rusconi, presidente ANP Lazio, è intervenuto a Lavori in Corso sulla questione. Ha evidenziato i problemi delle scuole, che però sussistono da decine di anni e che solo ora i politici si meravigliano di conoscere.

“Il Covid è imprevedibile, in Germania appena hanno aperto, hanno chiuso 100 scuole nei primi giorni. Non sappiamo cosa potrà succedere. Avevamo chiesto che tutti i lavoratori della scuola fossero sottoposti a sierologico, invece il governo ha reso questa misura volontaria e abbiamo regioni dove gli operatori scolastico sottoposti al sierologico corrispondono al 30% o altre al 70%.

Il Covid sta mettendo in evidenza problemi che noi conosciamo da 20 anni. Noi abbiamo il ministero che fa regole nazionali, poi ci sono quelle regionali, poi ogni istituto fa le sue regole; e per cambiare un vetro va sentito il comune o la provincia che poi fa un appalto e il vetro costerà più di quanto avrei speso io. Molte scuole stanno ancora aspettando di completare gli interventi di edilizia leggera. Un preside proprio ieri mi diceva che aveva 4 cantieri in corso e non poteva aprire. Ci sono ancora le erbe non tagliate, vogliono insegnare così l’ambiente della giungla ai ragazzi.
Per quanto riguarda gli insegnanti che non ci sono, sono cose che sappiamo da 10-20 anni, quindi la mia meraviglia è vedere la meraviglia dei politici.

Le misure igieniche sono molto chiare, purtroppo ci affidiamo ancora alla responsabilità delle famiglie e delle mamme che devono misurare la febbre ogni mattina tra le tante cose che deve fare e possono avere una dimenticanza: potevamo avere un termoscanner per le scuole, ma il governo ha deciso così. E i soldi ci sono, bastava comprarne 4 e si evitava anche il problema di generare caos e ritardo all’ingresso scolastico. Le condizioni di sicurezza ci sono ma non possiamo escludere che un professore non ha fatto il sierologico, ha la febbre e il virus e lo attacca. Ma ci sono anche i protocolli per evitare i focolai“.

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