14 anni di reclusione alla famiglia Ciontoli per l’omicidio volontario di Marco Vannini: è questa la richiesta della Procura al processo d’appello bis per l’omicidio del ragazzo che fu ucciso da un colpo di pistola nella notte tra il 17 e il 18 maggio 2015 a Ladispoli. 

Mauro Valentini, giornalista e scrittore che insieme alla madre di Marco Vannini ha pubblicato il libro ‘Mio figlio Marco, la verità sul caso Vannini’, ha commentato a Lavori in Corso la notizia, analizzando alcuni elementi che fanno del caso un insegnamento per la giustizia e per la politica.

“Arriveremo a una giustizia e a una sentenza giusta ma la verità se quei cinque non ce l’hanno raccontata non la sapremo mai. Il problema è la verità storica, cosa è successo e soprattutto perché. La cosa più triste, e che porteranno come condanna in più, è perché non ci hanno voluto dire questa verità, perché è partito quel colpo. Non lo sapremo mai probabilmente. Oggi c’è la massima richiesta, cioè i 14 anni per tutti. Mi ha colpito molto l’intervento del presidente della giuria Garofalo che ha stigmatizzato molto le dichiarazione di Viola, e questo mi dà la sensazione che i giudici abbiano letto bene le carte.

Plausibile che se non ci fosse stata l’attenzione mediatica sarebbe andata diversamente. Ho la sensazione che come vada vada, Marco abbia vinto. Perché tutti abbiamo capito quella verità che però purtroppo manca. Questa storia è il riconoscimento di due fatti: che due genitori colpiti dalla morte di Marco debbano passare 5 anni della loro vita come leoni per avere giustizia. E chi subisce un torto dovrebbe essere supportato dalle istituzioni. Siamo arrivati al paradosso dove la mamma dice: ‘come potete farmi questo? Mio figlio aveva solo venti anni’, davanti una riduzione della pena. Siamo alla lotta per difendere un diritto, questo è molto grave secondo me e questa esperienza segnerà un solco e la politica deve migliorare questo buco. E poi la seconda cosa è il ruolo dei media: non la gogna ma senza una attenzione dei media portata a grandissimi livelli, la verità giuridica magari sarebbe stata la stessa, ma non avremmo compreso la caducità della giustizia italiana e la sua fragilità. Questa storia, grazie all’inchiesta è diventata una grande indagine, altrimenti sarebbe finita come un nulla di fatto”.


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