Nella scienza vige la dittatura dei dati, l’opinione degli umanisti conta meno di zero

Suscita una certa tenerezza vedere anche uomini intelligenti e colti che si cimentano con il metodo scientifico quando non ne sanno assolutamente nulla. Ed è una cosa particolarmente disdicevole nel momento in cui servirebbe la luce della scienza e il beneficio. Nel metodo scientifico non esistono repliche e in scienza esiste la dittatura del pensiero unico. Non è che chiunque si alza dice la sua e quella poi viene posta ai voti.

Come la democrazia non è il sistema migliore ed è sicuramente perfettibile di cui hanno gli uomini. Così pure il metodo scientifico non è privo di difetti ma è l’unico che abbiamo per approssimare la realtà in maniera più realistica possibile e funziona così: gli scienziati non si parlano nelle riviste se non in quelle scientifiche. Non si parlano nelle riviste, giornali o in televisione. Si parlano solo su quel terreno lì. Possono avere anche idee diverse ma possono argomentarle con i dati. Una cosa che invece è impossibile fare quando si tratta del chiacchiericcio.

Per intenderci dunque, se io trovo un sistema per prevedere i terremoti, questo sistema è inutile che lo racconto al mio amico o all’intervista al Tg 1. Lo devo scrivere sul giornale, altri miei pari gradi lo devono valutare. Se questo viene valutato positivo ecco che diventa letteratura scientifica. E’ esattamente il sistema con cui vengono attribuiti i Nobel per le varie discipline scientifiche con cui la scienza va avanti. Da quando è scienza moderna e vale soprattutto per quella basata sui dati.

Sono perciò questioni che non possono essere lasciate in mano a chi ha una cultura umanistica pure se questa è molto apprezzabile. Un avvocato non si può mettere a discettare del metodo scientifico per la semplice ragione che non ne sa assolutamente nulla. Come sarebbe improbabile che io mi mettessi a discutere se le strategie di difesa debbono essere condotte in un modo o nell’altro in tribunale perché c’è una certa liturgia e quella va osservata. Così pure succede per la letteratura scientifica.

Dunque i pruriti e i ribollimenti di sangue che vengono agli umanisti quando affrontano il modello scientifico o metodo scientifico non hanno valore, contano zero. Ma meno di zero, in scienza vige la dittatura dei dati e questa si declina nelle riviste scientifiche. Non ci sono altri spazi, altre funzioni. Ecco perché riesce difficile concepire il clinico che si alza e dice “adesso il virus è indebolito”. Perché se davvero è così non ha che da provarlo e scriverlo su una rivista, dopodiché tutti quanto la penseremo alla stessa maniera.

Albert Einstein fu benvoluto dalla comunità degli scienziati quando inventò una teoria geniale ben voluta dagli scienziati e ancora oggi valida sull’origine della luce, sulla sua doppia natura. Per quello vinse poi il Nobel, per la fisica e per tutta la trafila comprese le riviste scientifiche. E’ vero che poi ci sono nelle riviste qualcuno che tenta di barare ma questa ala lunga viene distrutta dal fatto che la scienza procede in quel modo quindi fatevi passare i pruriti e i ribollimenti se li avete perché contano zero, anzi meno di zero. Anche le pulci ogni tanto hanno la tosse.


GeoMario, cose di questo mondo – Con Mario Tozzi

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