No alla tab, alla Tav, all’Ilva. Mai con quelli della Lega e poi, mai con quelli di Bibbiano. Faremo la Revoca ad Autostrade.

Fino all’ultimo pilastro che cade.

Il fondatore aveva affermato: “Le regole del Movimento 5 Stelle si basano sui nostri principi e non sono derogabili. Il limite dei due mandati è una di queste regole».

Ma poi come si sa le leggi ad personam fanno gola a tutti.

Eppure avevano fatto tanto per il paese, soprattutto per rilanciare i ceti produttivi, l’anello più debole della nostra catena di sviluppo.

Infatti dopo aver abolito la povertà, ed aperto alla prospettiva dell’uomo casalingo con il reddito di cittadinanza, avallando quota cento, nel lockdown hanno sperimentato addirittura la dimora forzata e la grande visione del lavoro da casa per tutte le categorie, ivi compresi autisti, forze dell’ordine ed operatori del mondo sanitario.

Forse pochi sanno che in pieno lockdown la presenza sul luogo di lavoro del personale delle aziende sanitarie nazionali non è stata mediamente superiore al 40%, con punte verso il basso anche del 20%.

Soltanto per citare qualcosa che non viene mai reclamizzato.

Quindi dopo aver risolto il problema Ilva, affrontavano con altrettanto successo il problema Alitalia.

Il fatto poi che i Benetton non paghino un euro di risarcimento danni, che la revoca blandita come un mantra tutti i giorni, e per due anni, si sia sciolta come neve al sole per consentire ad Autostrade di continuare a gestire, come se nulla fosse, l’immenso patrimonio della viabilità nazionale è soltanto qualcosa che rappresenta quanto credano a ciò che affermano.

Non mi soffermo troppo sui numerosi posti di lavoro creati dai navigator, anche perché la ratio che li ha generati era a dir poco geniale: assumiamo dei disoccupati che creino lavoro per altri disoccupati.

La condivisione del problema che trova la cura in se stessa.

Tralascio le operazioni del ministro dell’istruzione circa la gestione del traffico all’interno dei plessi scolastici.

In materia di diplomazia internazionale un successo dopo l’altro.

Risolto il caso Regeni, si sono immediatamente impegnati sul fronte sbarchi, in un momento in cui una parte dei contagi proverrebbe da irregolari, con risultati strepitosi.

Oggi infatti, persino i cittadini provenienti dalla Tunisia, un paese non in guerra, preferiscono accedere clandestinamente al nostro paese, con i barconi piuttosto che con il regolare trasporto di linea.

Forse pochi si interrogano sul perché un cittadino straniero che non sia un profugo o un perseguitato politico debba preferire danarose avventure su catapecchie dei mari piuttosto che un trasporto regolare ad appena 100 euro.

Probabilmente, mentre la Farnesina è in sonno profondo, affluisce in Italia “il fior fiore della cittadinanza tunisina” senza che l’arcano venga risolto.

Si sono ridotti gli stipendi, probabilmente a parziale rimborso dei danni provocati al Paese.

Hanno preteso la riduzione dei parlamentari.

Che per carità visti gli attuali si potrebbe addirittura pensare di rimuoverli quasi tutti.

Ma questo non significa che il Parlamento sia inutile, anzi al contrario.

Se voi pensate che Paesi con un palinsesto di qualche migliaio di norme stanno pensando di aggiungere ulteriori Camere ai loro parlamenti con compiti esclusivamente abrogativi. Noi che di norme ne abbiamo 160.000, con una burocrazia che ci sta soffocando, con i giudici che studiano e conoscono le leggi soltanto quando il caso gli si para dinanzi (alla faccia del principio che l’ignoranza non scusa) avremmo bisogno come il pane di una classe dirigente politica competente, onestà, capace, assennata e responsabile.

Ma “quelli del popolo”, di uno vale uno, onesti per definizione, hanno deciso che il popolo non conti più nulla.

Che la rappresentatività di un paese si possa avere anche in collegi di 800.000 anime e che si possa eleggere gente che non si conosce, spesso venuta da chissà dove e finanziata da chicchessia (lobbies, elite finanziarie, gruppi di potere, criminalità).

Il tuo sindaco lo conosci e lo voti con cognizione di causa e ne controlli l’operato.

Il consigliere regionale od il parlamentare già spesso non sai chi sia e cosa faccia.

Quando ciò accade la democrazia lascia il posto all’oligarchia.

Magari sarebbe bastato, per iniziare veramente a semplificare, modificare il bicameralismo perfetto.

Ma la rappresentatività più ha collegi piccoli e più si avvicina al popolo e più consente ad un candidato del popolo di farsi conoscere ed eleggere senza dover ricorrere a dispendiosissime campagne elettorali con finanziatori spesso sospetti.

930 seggi senza senza liste bulgare consentirebbero di creare collegi di 60.000 anime in grado di far emergere chi effettivamente sia espressione di quei luoghi, che abbia già dimostrato di meritare fiducia e che la maggior parte degli elettori possono conoscere di persona.

Si eleggerebbe qualcuno per conoscenza diretta e reale fiducia (qualcuno avrebbe addirittura il credito e la forza per essere eletto da solo nonostante l’ostilità dei partiti) e non esclusivamente per fede o delega politica.

Se passasse la riforma, un domani sarà sempre più facile ridurne ulteriormente il numero, perché si tratterà sempre più di gente lontana, sconosciuta, paracadutata.

Ma non saranno più a quel punto i rappresentati del popolo, che già conta poco, ma i rappresentanti esterni di una oligarchia di potere a fronte di un voto popolare pressoché ininfluente.

E pensare che per l’importanza delle decisioni da prendere avremmo più bisogno di parlamentari capaci, onesti, esperti, statisti … che di medici nel picco della pandemia.

Perché mentre la pandemia sanitaria passa, quella politica, ben più grave, non la rimuovi con la demagogia e l’inganno.

Attenzione fatevi un’idea senza farvi trascinare dai venditori ambulanti del circuito mediatico con i loro personali interessi da tutelare, pronti a prospettare l’ennesima truffa pur di mantenersi al potere.

Quanto alla riforma poi, se si fossero voluti tagliare veramente i costi si sarebbe lasciata immutata la rappresentatività popolare riducendo di un terzo i costi del parlamento attuale ossia una riduzione dei costi pari a quella prospettata con la riforma.

Non sarebbe morto nessuno di fame ma si sarebbe mantenuta una qualche rappresentatività popolare.

Ma torniamo ai voltagabbana.

Dicevano che la politica non sarà mai una professione.

Che il limite dei due mandati fosse inderogabile.

E sull’altare di tale ultimo baluardo molti loro sindaci sono stati effettivamente sacrificati.

Ma oggi possiamo dire che anche l’ultimo pilastro è caduto, d’altro canto che fossero “quelli del cambiamento” l’hanno dimostrato con i fatti.

Dopo palate di fango contro il sistema e programmi radicali si sono effettivamente rivelati.

Le palate di fango servivano per farsi largo.

I programmi completamente disattesi erano tesi ad ingannare il popolo.

Per poi, rivelarsi semplicemente inutili carrieristi con tutti i difetti della vecchia politica senza averne neanche un pregio.

Enrico Michetti