Siamo nell’epoca delle passioni tristi“: così lo psicoterapeuta Mauro Scardovelli battezza l’attuale periodo storico ai nostri microfoni.
La “malattia” qui denunciata ha però più le sembianze di un fenomeno sociale, più che psicologico, ossia di un condiviso e popolare malessere che aleggia su un numero sempre maggiore di persone, fino ad abbracciare l’intera società.

Si intende qui un malessere più o meno accentuato, che va dalla semplice rabbia alla più tremenda depressione. I sintomi per Scardovelli sarebbero visibili negli indicatori di benessere generalmente adottati: è possibile comprare una casa, fare figli o avere indipendenza economia per le nuove generazioni?
La percezione non sembra portare a una risposta positiva, ma nonostante ciò sembra che un’alternativa a tale modello non ci sia: questo per Scardovelli è falso.
Ecco cosa ha detto a Fabio Duranti e Francesco Vergovich.

Già durante il nazismo il popolo tedesco è stato formattato in modo tale che credesse alle idee che Goebbels voleva sostenessero.
Il potere della propaganda è infinitamente più grande di un tempo, quindi chi ha questo potere ha in mano le idee che un popolo poi finisce con l’avere.
Loro sono molto abili anche sul piano emozionale. Ci tengono in uno stato continuo di paura e non c’è alternativa: la gente lo sa che non ha i soldi e che è tutto sbagliato, ma non ha alternativa né possibilità.

Questa è l’epoca delle passioni tristi, cioè l’epoca in cui generalmente sono tutti arrabbiati, oppure tristi per qualcosa.
Il depresso cosa fa? Subisce. La rabbia che verrebbe naturale e istintiva viene scaricata contro di sé: quando siamo depressi siamo i nemici di noi stessi
“.


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