L’accordo sul Recovery Fund è stato preso all’alba del 21 luglio, ma sulle cifre dell’accordo ancora non è stata fatta chiarezza. Il Premier Conte ha già annunciato che si tratteranno di 209 miliardi per l’Italia, 127,4 di prestiti e 81,4 di sussidi a fondo perduto. Dietro a lui, si è accodata gran parte della narrazione pro Europa.

Ma non tutti i conti sembrano in ordine. Stando a quanto dichiarano politici, economisti, ed esperti in materia, la cifra presentata non tiene conto dei debiti che l’Italia dovrà restituire, dei vincoli di riforme che l’Italia dovrà rispettare, del Patto di Stabilità che rientrerà in funzione tra il 2021 e il 2022. La conferma che il diavolo si cela sempre nei dettagli. A maggior ragione nella burocrazia europea.

Di questo avviso è il professore della Luiss Giuseppe Di Taranto, che ai microfoni di Stefano Molinari ha svelato alcuni retroscena dietro l’accordo raggiunto dai 27 Paesi membri.

Ecco l’intervista al Prof. Giuseppe Di Taranto a “Lavori in Corso”.

Saranno sicuramente meno di quelli programmati. Nel senso che quando la Commissione europea emetterà questi titoli noi facciamo parte di questo debito comune. Ci arriverà meno di quanto programmato perché questo debito dovrà essere restituito.

Inoltre ci sono altri due elementi da considerare molto importanti: il primo è che i Paesi del Nord hanno avuto un forte sconto sui soldi che dovranno dare: la Germania ha avuto uno sconto di oltre 3 miliardi, l’Olanda circa 2 miliardi e così via. Quindi da parte loro ci sarà sicuramente un forte guadagno su queste somme.

E poi c’è qualcosa che non si è considerato: il rientro dal Patto di Stabilità e Crescita. Ora è sospeso, però quando i Paesi del Nord dovranno farlo reinserire, fine 2021 e inizio 2022, ci saranno grossi sacrifici da fare. Ci sarà un ritorno all’austerità che cancellerà questa finta solidarietà.

Andando via la Merkel, noi avremo la sostituzione della Germania con i famosi 5 Paesi frugali del Nord, che non hanno mai avuto buoni rapporti con l’Italia. Siamo stati sempre criticati e offesi da questi Paesi. La nostra economia potrebbe essere in grande pericolo.

Ci vorranno tempi biblici per arrivare una decisione. Anche questa governance sarà complicata gestirla”.


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