È in corso l’indagine sulla sieroprevalenza dell’infezione da virus Sars-Cov2 realizzata dall’Istat, con la collaborazione della Croce Rossa Italiana nell’ambito delle rispettive competenze sanitarie e statistiche, partita il 25 maggio.

L’obiettivo dell’indagine è capire quante persone hanno sviluppato gli anticorpi al Coronavirus, anche in assenza di sintomi. Attraverso quest’operazione si dovrebbero ottenere informazioni necessarie per stimare le dimensioni e l’estensione dell’infezione nella popolazione in tutte le sue sfumature di età, genere, occupazione ecc…

L’iniziativa non sembrerebbe affatto inutile, né tantomeno lesiva nei confronti dell’interesse pubblico, ma non manca dei suoi lati oscuri che il Magistrato Angelo Giorgianni ha svelato a ‘Un giorno speciale’.

“Il disegno del campione effettuato dall’Istat prevede l’osservazione di 150.000 individui sull’intero territorio italiano”, si legge sul sito dell’ente statistico nazionale, ma questi volontari allo stato attuale non ci sarebbero ancora, nonostante i test siano già stati comprati da una multinazionale e siano per di più a scadenza breve.

Scopriamo tutte le sfumature dell’infausta vicenda nell’intervista di Fabio Duranti e Francesco Vergovich.

“Di reati di procurato allarme ne sono stati consumati tanti in questi giorni, la verità è che vanno denunciati all’autorità giudiziaria. Quando uno dice che, se riapriamo, il 6 giugno registreremo oltre 260.000 morti fa una strategia del terrore finalizzata a metterci nell’attesa messianica del vaccino.

Circa un mese fa, insieme a una giornalista professionista, avevo segnalato una vicenda legata ai test sierologici su cui è stata disposta un’indagine che già sulla carta è costata 5 milioni di euro.
Era un’indagine che prevedeva un protocollo tra la Croce Rossa e l’Istat.

Avevo segnalato un fatto strano, perché si era molto opportunamente ipotizzato di fare un’indagine sierologica per accertare quali soggetti avessero la patente di immunità, quindi per utilizzarla nel caso ci fosse stata un’epidemia nel lavoro ad esempio. Si ipotizzava anche di fare una banca del plasma.

Su questa scorta era stata bandita una gara al livello nazionale che prevedeva come condizione essenziale che venissero forniti dei kit che individuassero gli anticorpi immunizzanti. La gara è stata chiusa quattro giorni prima: il termine scadeva il 29 aprile, l’abbiamo chiusa il 25. Ma la scadenza non c’entrava. Abbiamo assegnato la gara a una multinazionale che ci fornisce 150 mila kit che non consentono tra l’altro di rilevare gli anticorpi neutralizzanti.

Il paradosso qual è, che in Sicilia – ma probabilmente succederà anche in altre regioni – altri 100 mila test con le stesse scadenze brevi sono stati acquistati per un prezzo di 800 mila euro.
Al livello nazionale abbiamo trovato forse 70 mila persone disponibili e solo in Sicilia abbiamo già 100 mila test acquistati con denaro pubblico. Pensate che riusciremo a farli tutti e che non finiranno nella spazzatura con grave dispendio di risorse pubbliche? Addirittura è previsto l’acquisto di altri 100 mila test!

Fortunatamente la gente ha capito che facendo il test si rischia di condannare persone asintomatiche a mesi di tamponi, e sapete qual è il dato? Che in Italia la riposta dei disponibili ad effettuare il test è stata 70 mila, ma secondo dati in mio possesso sono molti meno: 30 mila.
Alla giornalista che collabora con me intanto viene negato l’accesso agli atti.
Aggiungo: c’è il sospetto che queste analisi abbinate a un codice fiscale e fornite all’Istat possano costituire la banca del genoma. Quella di cui parlava Bill Gates
“.


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