Il caso Melania Rea torna tristemente a far parlare. È stata improvvisa la svolta giudiziaria per l’uccisore Salvatore Parolisi, marito della donna assassinata nel 2001 con 35 coltellate, il quale a breve otterrà un permesso premio per uscire dal carcere in caso di necessità: anche ogni sera con rientro in cella regolarizzato, poiché non ritenuto socialmente pericoloso.

L’ex caporal maggiore è passato dall’ergastolo del primo grado ai trent’anni in appello, poi al ricorso in Cassazione che ha eliminato l’aggravante della crudeltà fino ai vent’anni ora scontati per metà.
Non vedrà sua figlia“, ha specificato il fratello di Melania, rammaricato tanto quanto la Dottoressa Marina Baldi, ospite nella scorsa puntata di Io Le Donne Non Le Capisco.

Famiglia Rea nel cuore

Ho la famiglia Rea nel cuore, noi continuiamo a sentirci, a scriverci frasi carine… sono una famiglia meravigliosa, una famiglia di persone equilibrate, di gente per bene“, ha commentato in prima battuta la genetista forense che ha seguito personalmente il processo come consulente di parte della famiglia Rea: “Ho seguito il primo grado di questa vicenda, ho seguito tutte le varie perizie, fatto un sopralluogo ulteriore dove è stata trovata Melania ed è stato veramente molto difficile seguire questa vicenda, perché l’efferatezza con cui questa ragazza è stata uccisa è stata veramente difficile“.

“Fa male vederlo rifarsi una vita come se nulla fosse”

La Baldi non si è certo risparmiata considerazioni emotive, oltre a quelle professionali sulla vicenda: “Vedere il marito (che possiamo dire essere l’omicida, perché la sentenza lo ha giudicato essere effettivamente l’assassino) che non si è mai pentito di quello che ha fatto è veramente doloroso.
Dobbiamo però distinguere due aspetti: uno è l’aspetto tecnico-giuridico cioè quello che leggiamo sui giornali, per cui lui tra poco avrà scontato la metà della pena, ha buona condotta e quindi ci sono delle facilitazioni che vengono date dal nostro ordinamento giuridico per il quale potrà godere di permessi premio e uscire dal carcere per lavoro o per quello che vuole
“.

La vera condanna è per la famiglia

Diverso è l’altro aspetto, quello emotivo, per cui io credo che per una famiglia pensare che quest’uomo, dopo che ha massacrato la sorella, figlia, mamma di una bambina, possa liberamente riprendere la sua vita come se non fosse successo nulla… colpisce“.

Ho molte discussioni con gli avvocati”, ha poi sostenuto, “che vedono giustamente il primo aspetto.
Io però sono una che lavora di pancia, e non posso pensare che sia libero e che magari prende la macchina, se ne va, trova un impiego. Il vero ergastolo ce l’ha la famiglia. La loro sofferenza durerà tutta la vita
“.


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