In questo paese risulta ancora molto difficile far passare che cosa è il metodo scientifico. Eppure questo è quello che ci vorrebbe per parlare di pandemia e del virus, perché si tratta di fatti fisici che vanno affrontati con i metodi della scienza e non con le opinioni personali.

Primo esempio. Il Brasile è forse il paese che sta peggio in questo momento. Ma non bisogna contare naturalmente i contagiati che sono stati denunciati rispetto alla popolazione enorme del Brasile, bensì quanti tamponi sono stati fatti. Ebbene rispetto agli Stati Uniti sono circa dieci volte di meno i tamponi per milione di abitante: 3400 contro 37000.
Quindi, in linea teorica, la sottostima dei contagiati in Brasile è di circa undici volte.

Questo lo dicono gli scienziati indipendenti che, guarda caso, lo pubblicano su una rivista internazionale.
E’ la stessa cosa che dovrebbero fare coloro che pensano che la pandemia è finita oppure che il virus finirà a luglio. Perché se io mi alzo e dico che il virus finisce a luglio, può essere anche una mia sensazione determinata da una mia esperienza, ci posso anche prendere.
E’ come se mi alzo e dico che domani ci sarà un terremoto in Cile. Può darsi che ci sarà perché quella è una zona sismica.

Perché questa sia scienza la devi pubblicare su una rivista scientifica dove i tuoi pari grado ti giudicano. Non la tua opinione, ma invece il tuo metodo e i tuoi dati. Altrimenti dal punto di vista scientifico contano zero. E devi essere un competente nella materia, cioè un virologo o un epidemiologo, non un rianimatore per esempio che ne sa molto di clinica ma molto meno di epidemie.
Peraltro poi questi competenti, specificamente adatti a quelle discipline, debbono essere pure titolati. Perché sappiamo bene, ormai l’abbiamo capito, non esistono candidati ai premi Nobel. Soprattutto non esistono professori che si dicono tali e che hanno un indice di impatto cinquanta volte inferiore a quello che avrebbe un mio qualsiasi dottorando.

Questo non funziona in scienza, funziona in un’altra maniera. Dunque è questo che ci deve guidare: l’autorevolezza e soprattutto il metodo scientifico che è uno solo.
La scienza non è democratica. Non è che domani uno si alza e dice: ‘Sai che c’è, oggi mi sembra che la velocità della luce non sia 300.000 km al secondo’.
Può darsi pure che abbia ragione, ma lo deve dimostrare con dei fatti e scrivere su una rivista. Perché altrimenti conta zero. Non è che la decidiamo per alzata di mano, se più sono a favore o se più invece non lo sono. Lo decidiamo con gli articoli scientifici. Questo è il metodo scientifico e quando si affrontano fatti fisici è l’unico che va applicato. Tutto il resto sono chiacchiere.

GeoMario, cose di questo mondo – Con Mario Tozzi

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