La prerogativa principale della comunicazione pubblica è di informare correttamente i cittadini su ogni sfaccettatura del Paese, soprattutto in questo momento delicato post emergenza sanitaria. La fase due è iniziata da tempo, ma in Italia ancora non ci sono chiari quadri istituzionali in grado di stabilire un piano di ripresa economico e sociale.

Inoltre il caso Palamara ha portato alla luce le varie dinamiche disfunzionali della giustizia italiana.

Francesco Vergovich e Antonello Angelini intervistano Claudio Durigon, Onorevole della Lega, analizzando la situazione italiana e i possibili scenari futuri.

Ecco cosa è emerso dall’intervista.

Quota cento e l’implicazione ideologica

Oggettivamente, nel passare del tempo, tutto ciò’ che indicavano come “indicatori” di cose non adeguate per l’economia e per il PIL sono state spazzate via. E’ anche un fatto ideologicamente sbagliato di nozioni che non vanno in quella direzione.

C’è questa ideologia che ha fatto pensare che avremmo aumentato il deficit, non è stato così. Noi abbiamo ridato la libertà a più di 200 mila italiani di poter andare in pensione e questo nel contesto prima del Covid”.

Le cariche pubbliche

A Roma serve un sindaco che dia la possibilità di mettere subito in moto Roma. Questi cinque anni Raggi sono stati devastanti. Hanno allontanato tutti i cittadini da quello che doveva essere invece l’intento iniziale perciò stiamo cercando anche lì una figura che possa essere idonea. La politica cambierà e varierà.

I grandi leader futuri politici possono essere rappresentati dalle grandi lezioni dei sindaci che avremo da qui a breve quindi sia Roma che Milano. Due test importanti anche per evoluzioni politiche, sia a destra che a sinistra. Possono nascere personaggi importanti. Roma ha bisogno di un sindaco che vada al di fuori degli schemi e che possa raccogliere consensi trasversalmente. Una persona che dia serenità agli elettori dopo il chiacchierato sindaco e il Movimento 5 stelle. Stiamo lavorando su questa figura.

Per la Regione Lazio è diverso, è un unico turno perciò le coalizioni si fanno ben salde e penso che il centro-destra ce la possa fare e si può davvero prendere personaggi che sono alla classe dirigente dei vari partiti”.

Ridare equilibrio in aziende

Sarà una grave crisi occupazionale. Non possiamo pretendere che i negozi possano riprendere solo rialzando la saracinesca, anzi, credo che nel turismo e specialmente a Roma la sofferenza sarà tantissima e ci vorrà del tempo prima che si riprenda. Prima dell’anno prossimo difficilmente si può’ pensare di avere degli standard qualitativi adeguati a quello che era Roma precedentemente al Covid.

Questo ci deve far pensare a come dare equilibrio a queste aziende. Non dobbiamo far scappare i nostri imprenditori a causa della malavita che potrebbe acquistare beni e immobili e questo sarebbe davvero grave per il nostro Paese.


Dobbiamo ripartire non come ha fatto fino ad ora il Governo sul Piano Rilancio. Manca la politica di investimento perché quando seguiamo un decreto che doveva uscire ad aprile di assistenzialismo dove l’unica attività forse è l’eco-bonus, forse è necessario verificare dove l’impegno non c’è. La preoccupazione di perdere 500 o addirittura un milione di posti di lavoro da qui a settembre sarà drammatica per l’Italia”.

Il caso Palamara e il silenzio stampa

Abbiamo fatto una conferenza stampa alla Pisana. Un pensiero negativo viene. Come ha detto Salvini: sembra che la legge non sia uguale per tutti. Questo è un aspetto gravissimo. Sono d’accordo che non c’è bisogno di un ratto telefonico per capire questo. Il ratto viene sempre ripulito dal momento in cui vogliono colpire qualche politico in questo caso Salvini o qualcun altro.

Tutto questo dà un segnale negativo alla nostra Italia e a chi vuole investire. Se la giustizia dà anche una visione di sé negativa è anche difficile essere un appiglio. Spero che il presidente faccia o dica qualcosa nelle giuste sedi istituzionali. Quando è uscito questo caso io non ho visto Repubblica o il Corriere della Sera o giornali importanti parlarne. La comunicazione dovrebbe essere libera di dire quello che è giusto o sbagliato invece insabbia cose del genere, tutto questo in Cina si chiama regime”.


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