Non c’è ancora la tanto agognata cura anti-Covid, o meglio, non c’è una cura universale. “Non ancora“, parola del Presidente del più grande Ordine dei Medici di Roma Antonio Magi. Ma le cattive notizie finiscono qui, secondo quanto riferito dallo stesso Magi nell’intervista concessa a Fabio Duranti e Francesco Vergovich.
Le cure nate dalla passione e dalla forza di volontà di medici coraggiosi, invece, esistono, come è reale e acceso il dibattito sulla loro reputazione che ha infuocato la battaglia tra scienziati e confuso chi cercava risposte.

Una rielaborazione del sistema sanitario italiano si rivela allora necessaria, secondo Magi. Un’opportunità, più che una disgrazia è stato da questo puto di vista il Covid.
Finalmente si giungerà all’autonomia dei medici rispetto a disposizioni generali?
Il paziente tornerà al primo posto a discapito delle disposizioni generali, che in questo scorcio abbiamo scoperto non essere così efficaci, quando addirittura non deleterie come nel caso delle disposizioni anti-autopsie?
Ecco cosa ne pensa il Presidente dell’Ordine dei Medici di Roma Antonio Magi.

“Non c’è una cura unica contro il Covid: ricordiamoci che esiste il malato, non la malattia” ► Antonio Magi (OMCeO)

Bisogna riformare tutto. Ogni volta che succedono tragedie come queste, diciamo che sono anche opportunità, per capire gli errori che sono stati fatti e come cambiarli. Bisogna anche approfittare se arriveranno fondi dall’Europa, saperli utilizzare al meglio per fare un’organizzazione realmente efficiente.

Io voglio ricordare che il Covid ha creato anche un altro problema, che stiamo vivendo in tutta Italia, dove per motivi di emergenza, proprio perché le strutture sono state chiuse in questo momento in Italia ci sono 24 milioni di malati cronici che non hanno accesso alle visite specialistiche e quindi stanno soffrendo molto il fatto di non poter vedere il proprio specialista.

Dibattito tra medici: cosa ne pensa l’Ordine?

Durante la guerra non si deve organizzare, per la guerra bisognerebbe essere pronti prima. Questa situazione ci ha preso di sorpresa e ovviamente abbiamo sbagliato tutti, parlo a nome di tutti quanti, perché ognuno ha comunicato le proprie esperienze.

Il problema non è il fatto di discutere, il problema è la comunicazione. Una cosa è la discussione, un’altra è la comunicazione. Su questo l’ordine, quando ci sono stati dei comportamenti scorretti è intervenuto.
Bisognerebbe essere certi di quello che si comunica, oppure si dice apertamente “guardate, di questo non si è certi” e purtroppo non tutti sanno comunicare in maniera corretta. Il problema è come viene recepito il messaggio.

“Non esiste la malattia, ma il malato”

Ricordiamo a tutti che non esiste la malattia, ma esiste il malato, perché la stessa malattia su malati differenti si comporta in maniera differente. C’è chi è stato asintomatico e chi è stato intubato per un mese.

Noi chiediamo molto spesso l’autonomia dei medici, il medico non deve essere legato a disposizioni. Se un medico ritiene che una terapia è corretta e noi non possiamo darla subito per motivi burocratici, questo crea legacci e legaccioli al professionista, che può decidere in scienza e coscienza la soluzione migliore per il paziente.
Voglio ricordare che il famoso paziente 0 è stato diagnosticato contro i protocolli, che in quel momento non prevedevano il tampone.

Plasma e altre cure: perché il mainstream le trascura?

Ribadisco che esiste il malato, non la malattia. Se noi curiamo la malattia, il malato muore. Tutte le terapie che si sono fatte strada, come il plasma, rispetto alle varie possibilità di poterle attuare e rispetto alle sintomatologie varie, vanno tutte nel verso giusto, cioè verso il paziente. E’ chiaro che non abbiamo una cura standardizzata in questo momento, non c’è una pillola che guarisca del Covid. Ogni individuo manifesta la malattia in maniera differente, quindi anche la cura può essere differente“.


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