Si riparte. L’ora del calcio è arrivata, ma le criticità e i malumori non mancano. La categoria che, tramite la propria associazione rappresentante, ha espresso le maggiori perplessità è quella dei calciatori. I diretti protagonisti del campo sono infatti seriamente preoccupati dagli eventuali pericoli che potrebbero giungere dallo svolgimento di una ampia quantità di gare in pochi giorni. Per di più in un contesto climatico dominato da caldo ed elevati tassi di umidità anche nelle ore serali.

Il Presidente dell’AIC Damiano Tommasi non ha mai nascosto le rivendicazioni dei propri soci che dovranno indossare le divise per disputare le partite che mancano al termine della stagione attuale. Da sottolineare anche il turno dei recuperi e le semifinali della Coppa Italia. Insomma, chi più ne ha più ne metta.

Durante ‘Radio Radio Lo Sport’ le nostre ‘Teste di calcio’ hanno quindi sviscerato l’annoso tema attraverso l’esposizione delle loro rispettive opinioni. In studio Francesco Di Giovambattista con Zeljko Pantelic.

Alessandro Vocalelli

“Io sono un po’ meno entusiasta su quello che sento in giro. Vedo proprio grande entusiasmo, giubilo e felicità. Mi fa piacere che torna il calcio però due mesi fa dicevo: ‘Spero che torni con delle condizioni giuste’. A me l’idea che una squadra possa giocare 20 partite in 70-75 giorni sembra un tour de force pazzesco. Non so se sono le condizioni che pensavo. Evidentemente c’è un motivo di interesse forte per far ripartire il calcio in queste condizioni. Indipendentemente dal Covid, non so se queste sono le condizioni praticabili quelle di far giocare ai calciatori ogni tre giorni a 35 giorni di giorno o di sera. Oltre alle condizioni sanitaria ci sono anche condizioni atletiche che mi lasciano perplesso. Il preparatore Vio ha detto che giocare ogni tre giorni in estate è un suicidio atletico. Queste francamente mi sembrano condizioni molto borderline”.

Furio Focolari

“Io ho fatto cinque Mondiali da inviato e ve li dico: Spagna ’82, Messico ’86, Italia ’90, Stati Uniti ’94 e Germania 2006. Sapete cosa succedeva ai Mondiali? Si giocava ogni tre giorni. Si giocava a temperature incredibili, alcune partite a mezzogiorno. A parte la finale di Pasadena, ma anche in altre occasioni. Io ricordo una partita Italia-Messico a Washington; una cosa da non credere. I giocatori giocavano. Ma adesso che sono diventati i giocatori? Tutti fraticelli? Ma come ragioniamo? Lo sapete quanta adrenalina si spende per una partita dei Mondiali? Non sarà certo come Spal-Brescia. Ai Mondiali i giocatori sono chiamati ad uno stress psico-fisico pazzesco”.

Stefano Agresti

“Non ho condiviso la battaglia per il ‘non ripartiamo’ però se non altro è stata una battaglia coerente. Almeno esprimi il tuo interesse sulla non ripartenza, ti esponi e ci metti la faccia. Ora si dice: ‘L’inter non vuole ripartire’. Trovami una dichiarazione ufficiale dell’Inter nella quale si dice questo. L’Inter fa sapere che è meglio non ripartire ma ufficialmente dice: ‘Ripartiamo’. Non è un atteggiamento bello in un momento così difficile. Io penso che sia fuori luogo cercare oggi la normalità. Se oggi noi cerchiamo la normalità, dobbiamo andare sulla luna. Oggi questo non è un mondo normale. A me viene da chiedermi perché soltanto il calcio deve essere normale. Vado in treno, al ristorante, in albergo e vedo una situazione che non ho mai vissuto. Poi nel calcio non si può giocare con il caldo quindi si deve giocare più tardi, non si può giocare ogni quattro giorni anche se poi ai Mondiali si fanno partite ogni quattro giorni. L’importante è che sia tutto regolare perché così ci sono troppi sforzi. Mi sembra ci sia qualcuno che richiama il calcio ad una normalità che non è di questo mondo. A me sembrano delle richieste fuori tempo. Poi non sono 20 partite in 70. Sono 12 per tante squadre e per qualcuna sono 13”.

Fernando Orsi

“Quando è successo tutto questo non si poteva pensare di giocare tante partite in tre mesi. Io non penso che sia un gravissimo e grandissimo problema. E’ ovvio che niente è normale. Io sono d’accordo con Stefano Agresti. Dopo è ovvio che se c’è qualche problema, tutto finisce. Secondo me la ripresa del calcio viaggia veramente su un filo sottile. Ora non so se da qui al 20 giugno possono cambiare i contagi e quindi si può anche abbassare il protocollo della quarantena o meno. Però il momento di cominciare era proprio questo. Perché è vero che avevano detto che forse si cominciava a metà maggio, ma si poteva cominciare in base ai contagi che c’erano. Io penso che venti giorni fa a maggio la curva dei contagi era ancora abbastanza alta. Spero che il 13 sia ancora più bassa, Lombardia permettendo. E’ ovvio che i giocatori dovranno fare uno sforzo diverso, e faranno uno sforzo diverso che devo dirvi? Sarà un problema ma alla fine lo dovranno fare. Se tutte le società hanno firmato per portare a termine questo campionato, saranno stati consapevoli anche i giocatori di questa cosa. Poi i soliti problemi ci saranno sempre. Bentornati nella realtà”.

Paolo Cericola

“La cosa che ha fatto arrabbiare le due milanesi e anche la Juventus è che dopo tre mesi senza calcio non si può oggettivamente partire, nella loro ottica che poi non è così sbagliata, con tre partite che possono prevedere i supplementari ed eventualmente anche i calci di rigore. Ad oggi stiamo a quello che dice il regolamento, poi è tutto cambiabile. Mentre il Milan va a Torino e fa 100 km, l’Inter comunque dovrà fare un viaggio più lungo. Questo è uno dei motivi per cui se si fosse chiuso tutto, baracche e burattini, Conte non avrebbe certo sbattuto la testa contro il muro. L’Inter è stata molto chiara fin dall’inizio e soprattutto in Lega”.

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