Addio a Gigi Simoni. Con lui se ne va un altro gentiluomo del calcio. Centrocampista completo da giocatore tra Mantova, Torino, Juventus e Genoa. Allenatore molto apprezzato e competitivo nelle sue svariate esperienze. Lazio, Inter e Napoli le squadre certamente più importanti guidate dal tecnico nativo di Crevalcore. Al timone dei nerazzurri ha vinto anche una Coppa Uefa nel 1998 con le reti di Zamorano, Zanetti e Ronaldo.

Ormai da tempo stava combattendo con una grave malattia. Aveva 81 anni. Le nostre ‘Teste di calcio’ lo hanno ricordato durante ‘Radio Radio Lo Sport’: con Francesco Di Giovambattista e Zeljko Pantelic, ecco il pensiero di Franco Melli, Furio Focolari, Alessandro Vocalelli e Stefano Agresti.

Addio a Gigi Simoni, l’uomo buono del calcio italiano

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Franco Melli – “Gigi Simoni era un gentiluomo. Aveva dei modi e dei comportamenti unici nel mondo del calcio, dove in  genere si tende ad essere arroganti. Lo abbiamo vissuto in diverse fasi della sua carriera cominciando da quando era un ottimo calciatore del Torino, poi ha avuto quel periodo alla Lazio con Chinaglia Presidente e lui allenatore. E’ stato anche più vicino che mai a noi per latitudine ma soprattutto per affetti laziali. Poi il periodo all’Inter dove ebbe francamente un congedo che viene ricordato ogni tanto perché all’indomani di una vittoria venne esonerato. Lui verrà ricordato soprattutto per il famoso episodio di Iuliano e Ronaldo dove forse fu l’unica volta che perse le staffe perché aveva vagheggiato l’idea non tanto peregrina di poter battere la Juventus e vincere lo scudetto. Il suo scudetto credo che Simone l’abbia vinto ogni giorno proprio per la grande e insuperabile educazione”.

Furio Focolari – Simoni lo ricordo benissimo e voglio fermarmi alla parentesi laziale. Perché l’abbiamo frequentato molto qui a Roma e, a parte le sue capacità che secondo me erano notevoli, era un signore vero. Un uomo buono. Mi dispiace veramente tanto, però credo che Simoni sia morto un po’ di tempo fa quando è stato colpito da quella cosa tremenda.

Alessandro Vocalelli – Gigi Simoni è stato nel mondo del calcio, inteso come giocatori e allenatori, uno davvero dei pochissimi con cui sono entrato in confidenza e amicizia in senso vero. Per il suo carattere e la sua personalità. Non solo per aver vissuto, lo ricorderete, quei giorni travagliati del cambio di proprietà alla Lazio tra Chinaglia e Chimenti con l’intermezzo di personaggi di qualsiasi tipo. Lui mi raccontava passo passo. Mi ricordo un giorno mi volle assolutamente invitare a pranzo e c’era anche Claudio Baglioni. Erano le sue amicizie e gli piaceva che io partecipassi a questa sua vita romana che è durata non moltissimo ma è stata molto intensa. Una persona particolarmente gradevole. Lui è stato veramente un protagonista del calcio. Arriva alla Lazio perché aveva il record di promozioni in Serie A, era una garanzia assoluta. Ha mantenuto sempre il suo stile molto cordiale, molto riservato e tranquillo. E’ una delle persone migliore che io abbia incontrato in 40 anni di calcio.

Stefano Agresti – Io Gigi Simoni l’ho conosciuto molto bene l’anno, tra l’altro nemmeno completo, che lui ha fatto al Torino. Era il Torino che aveva Sandro Mazzola come Direttore Sportivo, prese Gigi Simoni allenatore. Io all’epoca seguivo il Toro e avevo un ottimo rapporto con lui e mi raccontava tante cose. La storia più bella è che lui nel ’67 credo venne acquistato dalla Juventus, che in realtà aveva preso un suo amico dal Toro che era Gigi Meroni, e poi ci fu una rivolta di piazza e Agnelli non se la sentì di prendere Meroni e lui andò alla Juve al posto di Meroni. Non ebbe fortuna alla Juve, lui diceva che non era un giocatore da Juve, però era un ottimo giocatore. Poi era effettivamente una persona molto per bene, seria, uno di quelli che non aveva paura a raccontare le cose. E’ vero, come detto da Furio Focolari, che ormai si era spento da qualche tempo. Un amico era andato a trovarlo in ospedale e quindi praticamente era andato via da un po’ di tempo e non riusciva più a comunicare come voleva.


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