10 L’abbraccio dei fratelli Lukaku
C’è tutto un mondo, in quella stretta: quello che hanno attraversato, da quando la loro madre era costretta ad allungare il latte con l’acqua, pur di farli mangiare. 

9 Gennaro Gattuso
Per i toni usati nella conferenza che ha preceduto Cagliari – Napoli a proposito della non convocazione di un giocatore importante come Allan. Così parla un educatore, nell’accezione più ampia del termine. 

8 Sergej Milinković-Savić
In un ginepraio di parastinchi, trova il varco per piazzare l’interno sinistro con cui “scrive” il due a uno contro l’Inter.Il voto va, più che altro, alla preparazione del tiro, alla freddezza con cui esibisce la giocata che gli libera la mattonella giusta, tanto da far apparire Padelli più responsabile di quanto sia in realtà. 

7 Mario Pašalić
La mollezza del tentato disimpegno romanista, Pellegrini in testa, gli prepara la zolla ideale. Detto ciò, l’esecuzione di destro a girare, che “muore” sotto l’incrocio, è una giocata per cui ci si spellano le mani anche se la si vede in allenamento.

6 Giorgio Chiellini 
Il voto, numericamente inteso, è quanto mai relativo in questo caso. Il nostro è più che altro un “bentornato”, di quelli che non hanno colore. 

5 Juventus 
Con pause, con fatica. Senza Pjanic, per un po’. 

4 Bologna 
Mai in partita contro un Genoa, a onor del vero, redivivo. Però è stato come se gli uomini di Mihajlović fossero rimasti all’Olimpico, dove avevano maramaldeggiato contro la Roma.

3 Sampdoria 
Sotto la soglia del decoro agonistico. Molto al di sotto. La Viola irride e si diverte, le gradinate di Marassi non hanno nemmeno il fiato per contestare, alla fine. Precipizio. 

2 La mancanza di uniformità nell’utilizzo della VAR
Basta Lecce – Spal (Valeri) per esemplificare il giudizio. 

1 La conferenza di Petrachi 
Intempestiva, scomposta, più o meno destabilizzante, nella settimana che ha preceduto Atalanta – Roma. Un “pomeriggio dei lunghi coltelli” che ha soffiato ulteriore benzina sul fuoco di un ambiente romanista già reso fragile da un inizio d’anno da incubo. 

Paolo Marcacci